Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

La finanza araba resta a galla

08/10/2008  |  Milano
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile
La finanza araba resta a galla
La Borsa kuwatiana.

La finanza araba sta attraversando «immune» la crisi che scuote le borse di tutto il mondo? Parrebbe di no, considerando che l'8 ottobre, per il terzo giorno consecutivo, si è registrata una caduta di diversi punti percentuali su tutti i mercati finanziari arabi. Segno della crisi di fiducia che colpisce anche gli investitori arabi. La condizione di relativa tranquillità che gode la finanza della penisola arabica sarebbe però concreta e dipenderebbe da almeno due macro-fattori: le enormi riserve di liquidità derivanti dalla vendita del greggio; la matrice «islamica» di molte banche, assicurazioni, società finanziarie locali.


(c.g.) – La finanza araba sta attraversando «immune» la crisi che scuote le borse di tutto il mondo? Parrebbe di no, considerando che l’8 ottobre, per il terzo giorno consecutivo, si è registrata una caduta di diversi punti percentuali su tutti i mercati finanziari arabi: il Dubai Financial Market General Index l’8 ottobre ha perso l’8,8 per cento; lo stesso giorno l’Abu Dhabi Securities Exchange General Index il 5,1 per cento e la Borsa del Kuwait, il 2,5. Segno della crisi di fiducia che colpisce anche gli investitori arabi. Per tamponare la situazione i tre maggiori istituti finanziari dell’Arabia Saudita, Al Rajhi Bank, Samba Financial Group e Riyadh Bank, il 7 ottobre hanno tranquillizzato i propri clienti dichiarando di non essere esposte in nessun modo nel mercato internazionale dei mutui. E il governatore della Banca Centrale dell’Arabia Saudita, Hamad Saud al-Sayari, ha affermato che le banche del Paese non sono colpite dalla crisi internazionale perché provviste di grandi riserve di liquidità. Se necessario, ha aggiunto, la Banca Centrale provvederà a rifornire di liquidità le banche in necessità.

La condizione di relativa tranquillità che gode la finanza della penisola arabica sarebbe però concreta e dipenderebbe da almeno due macro-fattori:  il primo è che parte alle enormi riserve di liquidità garantite del mondo finanziario arabo è costituito dagli introiti della vendita del greggio. Dal 2002 al 2007 il tasso percentuale annuale di crescita di liquidità proveniente dalla vendita del petrolio è stato in media del 19 per cento. Ma solo nel 2006-2007 è stato del 31 per cento. Nel 2010 si prevede che la liquidità arrivi a toccare la cifra record di 310 miliardi di dollari (nel 2007 sono stati «solo» 186), immaginando un costo medio del petrolio intorno ai 100 dollari a barile.

Il secondo fattore di tranquillità, secondo molti esperti, è dato dalla matrice «islamica» di molte banche, assicurazioni, società finanziarie locali. L’osservanza dei precetti del Corano, infatti, dovrebbe essere un «antidoto» efficace contro eccessivi rischi speculatori: i precetti religiosi vietano infatti investimenti in settori particolarmente rischiosi o in attività economiche che non godano di buona salute e con bilanci troppo esposti.

La voce di un silenzio sottile
Johannes Maria Schwarz

La voce di un silenzio sottile

Un cercatore di Dio racconta
Il giardino segreto
Roberta Russo

Il giardino segreto

L’Albero del Natale e gli altri simboli della tradizione
David Maria Turoldo
Mario Lancisi

David Maria Turoldo

Vita di un poeta ribelle