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L’estremo saluto a padre Michele Piccirillo

29/10/2008  |  Roma
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L’estremo saluto a padre Michele Piccirillo
La sommità del Monte Nebo, in Giordania, con il complesso del Memoriale di Mosè, dove riposeranno i resti mortali di padre Piccirillo.

«Ringraziamo il Signore per il dono di padre Michele, in questo momento di dolore che ci strazia tutti». Era commosso questa mattina il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, nel salutare per l'ultima volta padre Michele Piccirillo, il noto archeologo francescano scomparso domenica scorsa. «Come Francesco si è dato da fare per trovare le pietre per riparare la Chiesa - ha detto questa mattina alle esequie - così padre Michele per tutta la vita ha cercato le pietre per costruire la casa del Signore dove tutti potessero entrare e trovare la pace». Il rito funebre, celebrato a Roma in una basilica di Sant'Antonio gremita di folla, è stato presieduto dal cardinale Giovanni Coppa. Sabato la salma sarà in Giordania per una nuova Messa di suffragio e la sepoltura sul Monte Nebo.


«Ringraziamo il Signore per il dono di padre Michele, in questo momento di dolore che ci strazia tutti». Era commosso questa mattina il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, nel salutare per l’ultima volta padre Michele Piccirillo, il noto archeologo francescano scomparso domenica scorsa. «Come Francesco si è dato da fare per trovare le pietre per riparare la Chiesa – ha detto questa mattina alle esequie – così padre Michele per tutta la vita ha cercato le pietre per costruire la casa del Signore dove tutti potessero entrare e trovare la pace».

Il rito funebre, celebrato a Roma in una gremita basilica di Sant’Antonio, è stato presieduto dal cardinale Giovanni Coppa insieme al Custode – che ha preso la parola all’inizio e alla fine del rito – e a monsignor Armando Dini, arcivescovo emerito di Campobasso. Erano presenti anche il cardinale Raffaele Farina, prefetto della Biblioteca apostolica, monsignor Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e gli ambasciatori presso la Santa Sede di Giordania, Israele e Italia. Un omaggio, quello dei rappresentanti dei tre Paesi, che ha ribadito quanto detto da Benedetto XVI nel telegramma di cordoglio recapitato da Filoni: «Il lavoro archeologico di padre Piccirillo è stato prezioso per la conoscenza della civiltà cristiana e anche per i non cristiani». Ai funerali hanno partecipato anche le rappresentanze dei comuni di Carinola, città natale di Piccirillo, di Montevarchi, gemellata con Betlemme, e di Roma, e una delegazione dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro. Ma davvero in tanti erano gli amici e gli estimatori del frate archeologo, giunti da tutta Italia. Tra i banchi, anche lo storico Franco Cardini. Padre Josè Rodriguez Carballo, ministro generale dei Frati minori, non potendo intervenire di persona, ha inviato un messaggio: «Da vero figlio di san Francesco, padre Michele lavorava per realizzare i suoi sogni. Ha trasformato un cumulo di pietre aride sul monte Nebo in un’oasi di pace».

Nell’omelia, padre Frédéric Manns, direttore emerito dello Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme e collega di Piccirillo come docente presso il medesimo Istituto, ha ricordato che per Piccirillo «essere professore ed archeologo era secondario. La sua vocazione era di essere un francescano a Gerusalemme. In questa definizione era contenuta la sua fede, la sua visione del mondo e, direi, la sua filosofia». Della Città Santa era innamorato: «Nonostante le difficoltà politiche e le tensioni che esistono in quella parte del mondo, fra Michele nel dialogo quotidiano ha fatto tutto quello che poteva per essere uno strumento di pace, come voleva san Francesco. Dialogo con i musulmani e dialogo con gli archeologi ebrei che conosceva e con i quali discuteva spesso. La vocazione di Gerusalemme è di fare di due popoli un solo popolo di figli di Dio. Essere figlio di Dio significa rispettare l’altro, la sua cultura, le sue tradizioni. Essere figlio di Dio significa ricordare che tutti saremo giudicati sull’amore concreto e quotidiano che avremo dimostrato». «Secondo la profezia di Gesù nel Vangelo, ha fatto proclamare la Parola di Dio anche alle pietre», ha aggiunto il cardinale Coppa, che ha anche chiesto «al Signore che ci dia un altro padre Piccirillo che possa continuare la sua opera».

Il ricordo finale è toccato all’amico di una vita, il giornalista e scrittore Franco Scaglia, che a Piccirillo ha ispirato il protagonista dei suoi romanzi. Scaglia ha raccontato il loro primo incontro, oltre trent’anni fa: «Dovevo realizzare un servizio televisivo e mi fecero il suo nome, avvisandomi che era un tipo scorbutico. Andai a trovarlo a Gerusalemme e davvero all’inizio fu scontroso. Poi dopo un po’, senza dire niente, ci sorridemmo e mi offrì un caffè: da allora lui è stato un pezzo della mia vita e io, credo, della sua».

Sabato primo novembre la salma di padre Piccirillo arriverà ad Amman, capitale della Giordania, dove si terrà un’ultima celebrazione funebre presieduta dal patriarca di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, con i frati della Custodia. Poi il corpo del religioso verrà portato sulla cima del Nebo, a lui caro: riposerà presso il Memoriale di Mosé, accanto a fra Girolamo Mihaic, il pioniere della presenza francescana su quel monte.

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