Benedetto XVI si appresta a visitare Israele (e i Territori Palestinesi) nel maggio 2009, accettando l'invito rivoltogli dal presidente israeliano Shimon Peres, secondo quanto riferisce oggi il quotidiano israeliano Haaretz. La visita, che sarebbe la terza di un Papa in Terra Santa - dopo quelle di Paolo VI nel 1964 e di Giovanni Paolo II nel 2000 -, non è stata confermata ufficialmente. Gli uffici della presidenza israeliana hanno rifiutato di commentare quanto riferito da Haaretz, mentre il segretario della nunziatura apostolica presso Israele ha detto di non poter confermare né smentire.
(e.p.) – Papa Benedetto XVI si appresta a visitare Israele (e i Territori Palestinesi) nel maggio 2009, accettando l’invito rivoltogli dal presidente israeliano Shimon Peres, secondo quanto riferisce oggi il quotidiano israeliano Haaretz.
La visita, che sarebbe la terza di un Papa in Terra Santa – dopo quelle di Paolo VI nel 1964 e di Giovanni Paolo II nel 2000 -, non è stata confermata ufficialmente. Gli uffici della presidenza israeliana hanno rifiutato di commentare quanto riferito da Haaretz, mentre il segretario della nunziatura apostolica presso Israele ha detto di non poter confermare né smentire.
Dal canto suo, il 27 novembre, il portavoce vaticano padre Federico Lombardi si è limitato a dichiarare a Terrasanta.net: «È vero che sono in corso contatti a livello diplomatico su un possibile viaggio del Papa in Terra Santa nel corso del 2009».
Secondo quanto riferisce Haaretz il nunzio apostolico in Israele, mons. Antonio Franco, ha incontrato il presidente Peres due settimane fa per comunicargli che Benedetto XVI avrebbe accolto un invito a visitare Israele. A quel punto sarebbe stato inviato un invito formale a cui è giunta la risposta positiva.
Le notizie di una possibile visita papale giungono dopo le recenti tensioni tra Israele e il Vaticano, generate dalle ripetute accuse che da parte ebraica vengono mosse al comportamento di Pio XII durante la seconda guerra mondiale, e dalla decisione di Papa Ratzinger di liberalizzare il ricorso al messale latino d’uso comune fino al concilio Vaticano II che prevede la preghiera per la conversione degli ebrei nella liturgia del Venerdì Santo. A queste ragioni d’attrito va aggiunto che Israele non ha ancora dato piena attuazione all’Accordo fondamentale raggiunto con la Santa Sede nel 1993 con il quale furono aperte le relazioni diplomatiche.
In una conferenza stampa del mese scorso a Roma, il rabbino David Rosen, capo del Comitato internazionale ebraico per le consultazioni interreligiose, aveva detto di ritenere che nessuna di queste ragioni avrebbe potuto costituire un serio ostacolo alla visita.
Semmai, secondo il rabbino, un ostacolo vero potrebbe essere un possibile incontro papale con i dirigenti di Hamas, raggruppamento che milita per la distruzione di Israele. «Se li incontrasse – osservava Rosen – si scatenerebbe un putiferio. Se evitasse ogni contatto, invece, le condizioni di vita per le comunità cristiane laddove Hamas controlla la situazione si farebbero più difficili».
Secondo Haaretz, il Papa farebbe visita all’Autorità Palestinese recandosi a Betlemme.