Il 9 gennaio è arrivato nelle sale cinematografiche italiane Valzer con Bashir, il film d'animazione diretto dall'israeliano Ari Folman sull'eccidio di Sabra e Chatila, avvenuto a Beirut, in Libano, nel 1982. A questa pellicola i generi stanno stretti: non è il classico cartoon, non è soltanto un film di guerra, in molti tratti assomiglia a un documentario ma non lo è. È invece un'opera potente, con attributi di assoluta originalità e di grande spessore narrativo.
Per una tragica quanto salutare coincidenza, il 9 gennaio è arrivato nelle sale italiane Valzer con Bashir, il film d’animazione diretto dall’israeliano Ari Folman sull’eccidio di Sabra e Chatila. La coincidenza è con l’attacco militare a Gaza: tragica per le morti di queste settimane, salutare per chi vede la pellicola, che è utile più di mille analisi da telegiornale per comprendere l’assurdità della guerra.
La vicenda ha come protagonista lo stesso regista, che, provocato dall’incubo ricorrente di un suo amico, si rende conto di aver completamente rimosso i mesi del suo servizio militare durante la Prima guerra del Libano, e soprattutto di aver cancellato ogni traccia della sua presenza durante il massacro di Sabra e Chatila. Era il 1982, e i falangisti cristiano-maroniti, per vendicare l’assassinio del loro leader e presidente eletto del Libano, Bashir Gemayel, massacrarono senza alcuna pietà i 700 palestinesi abitanti di due interi campi profughi alla periferia di Beirut. Un eccidio avvenuto sotto lo sguardo dell’inerte esercito israeliano, che aveva invaso il Paese e appoggiato l’elezione di Gemayel.
Partendo da un primo, sfocato flash-back, Ari affronta un vero e proprio viaggio della memoria, aiutato dai racconti dei suoi commilitoni e dei protagonisti di quella vicenda, scavando nella storia e, soprattutto, dentro di sé, fino a tornare al cuore del ragazzo di 18 anni con il mitra imbracciato e l’orrore negli occhi che si era ritrovato più di vent’anni prima in Libano. E spingendosi più indietro ancora: Folman arriva fino al ghetto di Varsavia, alla Shoah. Un percorso dove la morte, il sangue, la rovina e il pianto non hanno bandiera né culto, ma sono tutte soltanto inequivocabilmente umane, e per questo sempre sbagliate, inaccettabili.
Folman sceglie di condurre lo spettatore lungo le strade del Libano e quelle della memoria con un disegno asciutto ed essenziale e con una colonna sonora che mescola il rock degli anni Ottanta e la musica classica rielaborata elettronicamente. E servendosi, alla fine, dei fotogrammi originali, e crudeli, di Sabra e Chatila.
A Valzer con Bashir i generi stanno stretti: non è il classico cartoon, non è soltanto un film di guerra, in molti tratti assomiglia a un documentario ma non lo è. È invece un’opera potente, con attributi di assoluta originalità e di grande spessore narrativo. Uno dei lavori più interessanti, a detta dei critici, in concorso al Festival di Cannes dello scorso anno, e fresco vincitore del Golden Globe come miglior film non in lingua inglese. Un successo, questo, che ne fa un grande favorito per la notte degli Oscar 2009, il 22 febbraio prossimo.