Il conflitto israelo-palestinese una «guerra dimenticata»? Il buon senso suggerirebbe di no, specie in questi giorni di virulenta polemica mediatico-politica proprio intorno all'informazione sull'intervento militare nella Striscia di Gaza. E invece, a bombardamenti fermi e riflettori spenti, gli italiani si dimenticano in massa della Terra Santa. E i cattolici praticanti sono peggio della media nazionale. È il dato sorprendente emerso, tra gli altri, da Nell'occhio del ciclone, la terza ricerca sui conflitti dimenticati realizzata da Caritas italiana in collaborazione con Famiglia cristiana, Il Regno e la società di rilevazione Swg, presentata il 16 gennaio a Roma.
Il conflitto israelo-palestinese una «guerra dimenticata»? Il buon senso suggerirebbe di no, specie in questi giorni di virulenta polemica mediatico-politica proprio intorno all’informazione sull’intervento militare nella Striscia di Gaza. E invece, a bombardamenti fermi e riflettori spenti, gli italiani si dimenticano in massa della Terra Santa. E i cattolici praticanti sono peggio della media nazionale.
È il dato sorprendente emerso, tra gli altri, da Nell’occhio del ciclone, la terza ricerca sui conflitti dimenticati realizzata da Caritas italiana in collaborazione con Famiglia cristiana, Il Regno e la società di rilevazione Swg, presentata il 16 gennaio scorso a Roma. Una delle molte domande dell’indagine demoscopica (che ha coinvolto un campione di 800 cittadini maggiorenni) chiedeva esplicitamente a ciascun intervistato «quali conflitti armati degli ultimi cinque anni, conclusi o in corso, ricorda» . Se l’Iraq è largamente il primo dei Paesi in guerra che saltano in mente agli interpellati (65 per cento), solo il 27 per cento del campione ha citato Palestina e Israele, e solo il 15 per cento ha rammentato la guerra del Libano del 2006. Naturalmente il sondaggio è stato realizzato lo scorso anno ma prima dell’escalation su Gaza.
Un altro dato impressionante viene fuori se si riduce il campione ai cattolici praticanti: la percentuale di quelli che hanno ricordato il conflitto in Terra Santa scende al 22 per cento. Uno scarto negativo di ben 5 punti, in assoluto il più alto nel confronto tra i dati complessivi e quelli dei cattolici relativi a tutte le altre guerre, che di solito non supera il 2 per cento di differenza in più o in meno. Insomma, nella difficoltà generale a ricordarsi della questione mediorientale, i cristiani fanno persino più fatica degli altri.
In generale, tra il 2004 (anno della seconda ricerca) e il 2008 gli italiani che non sanno citare nemmeno una guerra in corso o appena conclusa sono saliti dal 17 per cento al 20 per cento: uno su cinque. La colpa? Nella conferenza stampa di presentazione don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana, se l’è presa con i media: «Le responsabilità sono altissime, e se non ci fosse l’informazione cattolica, più attenta degli alti e sollecitata dai frequenti interventi della Chiesa sul tema, la situazione sarebbe ancora peggiore». Sulla stessa linea il caporedattore esteri del Tg2, Enzo Romeo: le guerre se le dimentica per prima la televisione. Don Vittorio Nozza, direttore della Caritas nazionale, guarda avanti e si ricollega alla questione dell’«emergenza educativa», all’ordine del giorno del dibattito ecclesiale di questi tempi: «Pensando a proposte e programmi pastorali, abbiamo bisogno di quell’impostazione basata sui concetti di "globalizzazione della solidarietà" e "responsabilità collettiva" tanto cari a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ci vuole una nostra azione attiva e tenace: la sfida è troppo importante per sottrarsi alle proprie responsabilità».