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Gaza, la città di Porfirio

Chiara Tamagno
27 gennaio 2009
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Gaza, la città di Porfirio
L'urna con i resti di san Porfirio sotto un quadro del santo nella chiesa ortodossa di Gaza City.

Nella città considerata roccaforte dell'integralismo islamico resiste una piccola comunità cristiana (poco più di duemila anime), che vanta origini molto antiche e un vescovo che fu padre della Chiesa primitiva: san Porfirio. Lo si festeggia il 26 febbraio, giorno della sua morte. Soprattutto in questo 2009 sono in molti a chiedergli di intercedere per la pace nella tormentata Gaza.


Nella città considerata roccaforte dell’integralismo islamico palestinese resiste una piccola comunità cristiana (poco più di duemila anime), che vanta origini molto antiche e un vescovo che fu padre della Chiesa primitiva: san Porfirio. Lo si festeggia il 26 febbraio, giorno della sua morte, e soprattutto quest’anno sono in molti a chiedergli di intercedere per la pace nella tormentata Gaza.

Le notizie su san Porfirio risalgono a una biografia scritta da un suo discepolo, Marco: nato nel 347 da una ricca famiglia greca, a 31 anni si ritirò a vita monastica nel deserto di Scete in Egitto, dove rimase per cinque anni, poi si spostò in Palestina dove visse inizialmente in una grotta vicino al Giordano. Visitò Gerusalemme e i Luoghi Santi e decise di dare ai poveri tutti i suoi beni, riducendosi in povertà tanto da dover fare il ciabattino per mantenersi. Quando la sua fama raggiunse il vescovo di Gerusalemme, questi lo ordinò sacerdote (Porfirio aveva 45 anni) e dopo tre anni vescovo di Gaza. Ebbe fama di uomo integro, risoluto contro i culti pagani (appoggiò l’editto di Teodosio che ordinava la distruzione degli edifici di culto pagani), profondo interprete delle Scritture e capace di operare prodigi diventati leggendari, come la pioggia dopo un lungo periodo di siccità e numerose guarigioni. Per questo, si dice che durante il suo mandato crebbe notevolmente il numero dei convertiti al cristianesimo nella città di Gaza tradizionalmente pagana. Conversioni che i vescovi contemporanei gli chiedevano di verificare, ma Porfirio accolse tutti coloro che volevano abbracciare la nuova fede, convinto che «il tempo avrebbe ammorbidito i loro cuori». Morì nel 420.

La chiesa ortodossa che conserva le sue reliquie si trova nel quartiere Al Zeitun, nel centro storico di Gaza, e vanta resti dell’antico edificio del V secolo: di pianta rettangolare, offre tre ingressi e un impianto poderoso, evidente soprattutto nelle mura colossali sostenute da colonne di marmo e granito. Sono del tempo crociato le volte a crociera, gli archi e il portico esterno, mentre le altre parti sono decisamente di epoca recente (la chiesa fu ristrutturata a fine Ottocento). La tomba con le reliquie del santo si trova nell’angolo nord orientale della chiesa ed è ancora oggi meta di grande devozione. Il parroco, che in questi ultimi anni deve fronteggiare gli attacchi degli integralisti islamici e l’esodo dei suoi parrocchiani, si chiede quale potrà essere il futuro per i cristiani in questa città così ferita. E mentre le fiamme divampano per le strade, il versetto del profeta Amos torna ancora una volta di drammatica attualità: «Io manderò dentro alle mura di Gaza un fuoco, che ne divorerà i palazzi» (Amos 1,7).

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