Scrivere un libro su Hamas non è impresa facile. Non è infatti possibile scrivere come di un capitolo ormai consumato di storia politica, consegnato agli archivi e quindi analizzabile in ogni suo aspetto. Paola Caridi ha voluto indagare tale complessità da osservatrice privilegiata qual è. Dal 2001 ha fatto del Medio Oriente la sua casa e dal 2003 è corrispondente da Gerusalemme. In questa opera combina la sua preparazione di storica, precisa nel ricorso alle fonti dirette, con la capacità di osservazione critica, bagaglio indispensabile del giornalista che opera sul campo.
Scrivere un libro su Hamas non è impresa facile e non solo perché la letteratura in materia è ormai ampia e ben documentata. Di Hamas, infatti, non è possibile scrivere come di un capitolo ormai consumato di storia politica, consegnato agli archivi e quindi analizzabile in ogni suo aspetto. Hamas fa parte della stringente attualità della Striscia di Gaza e della Cisgiordania ma, a ben vedere, anche del più generale assetto mediorientale, la cui complessità sfugge ai più. E Paola Caridi, giornalista e storica, ha voluto indagare tale complessità da osservatrice privilegiata qual è. L’autrice, infatti, dal 2001 ha fatto del Medio Oriente la sua casa e, dal 2003 è corrispondente da Gerusalemme, oltre a tenere un blog (Invisible Arabs) che permette ai suoi lettori di gettare uno sguardo sulla quotidiana realtà mediorientale, soprattutto quella di cui nessuno parla.
Nel descrivere la genesi e lo sviluppo di Hamas, acronimo di Harakat al-Muqawwama al-Islamyia (Movimento della rivolta islamica), l’Autrice combina la sua preparazione di storica, precisa nel ricorso alle fonti dirette, con la capacità di osservazione critica, bagaglio indispensabile del giornalista che opera sul campo. Ne risulta una preziosa miniera di informazioni, date, nomi e circostanze che aiutano il lettore se non a dare risposta a tutte le domande, certamente a porre le domande stesse in maniera corretta. Meglio allora si comprendono i rapporti tra Hamas e i Fratelli Musulmani, movimento fondato in Egitto da Hasan al-Banna negli anni Venti del secolo scorso, ceppo comune dal quale sono scaturiti quasi tutti i contemporanei movimenti islamisti. Ma si chiariscono anche le dinamiche della difficile convivenza tra Hamas e Fatah, i due gruppi egemoni nel panorama politico palestinese, culminata con la sorprendente vittoria di Hamas alle elezioni politiche del 2006.
E ancora, la Caridi getta nuova luce sul supposto sostegno di Israele ad Hamas in funzione anti-Fatah, chiarendone gli elementi di realtà ma anche gli stereotipi, e colloca il ricorso da parte di Hamas alla strategia degli attentati suicidi nell’alveo del conflitto con Israele, in un clima di reciproca reiterata violenza. Tutti i leader di Hamas interpellati dall’Autrice riconducono la scelta della lotta armata alla stregua di una vendetta, seguita alla strage di fedeli musulmani perpetrata da un colono israeliano nella moschea di Hebron nel 1994. Un pretesto? Certamente una prospettiva da conoscere.
Accanto alle analisi politiche, il valore aggiunto di questo libro sta certamente nella particolare sensibilità di Paola Caridi nei confronti delle storie personali, prova ne siano i brevi profili biografici dei protagonisti inseriti nella sezione conclusiva del volume. Per chi quei nomi li legge distrattamente sui giornali o ne capta l’improponibile pronuncia per televisione, è un’occasione preziosa non solo per fare ordine nel groviglio che probabilmente ha in testa, ma soprattutto per ritrovare il filo di una complessità nata dal basso, non nelle cancellerie dei governi, ma nei campi profughi, nelle università, nei circoli giovanili e femminili. E si potrà forse comprendere meglio anche l’elemento religioso che si configura non come indottrinamento senz’anima, ma come ambizioso tentativo di formare il «buon musulmano».