L’evangelista Marco, narrando l’episodio del battesimo di Gesù da parte di Giovanni il Battista, è il solo a dire esplicitamente che l’azione si compì nelle acque del fiume Giordano (Mc 1,9), sebbene questo possa essere implicitamente inteso anche nelle altre narrazioni (Mt 3,13; Lc 3,21). L’evangelista Giovanni rimanda ad un luogo particolare: «Betania, al di là del Giordano» (Gv 1,28).
A volte accade che proprio le testimonianze più precise trovano un riscontro più difficile nella topografia della Palestina e questo sembra essere anche il nostro caso; ma non sarebbe saggio imputare questa difficoltà alla mancanza di attendibilità della fonte storica, quanto piuttosto alla nostra ignoranza.
I problemi principali che si pongono sono tre. Primo: non si conosce alcuna città o villaggio di nome Betania all’infuori di quella posta sul fianco orientale del Monte degli Olivi, a Gerusalemme. Secondo: l’indicazione topografica «al di là del Giordano» sembra andare contro la maggior parte delle testimonianze degli antichi pellegrini che descrivono il luogo del battesimo del Signore sulla sponda occidentale del fiume. Terzo: nei tempi moderni l’area è stata sempre di difficile accesso, ma da più di 40 anni, cioè a partire dalla guerra dei Sei giorni, è totalmente chiusa per ragioni militari. La veloce peregrinazione dell’ultimo giovedì di ottobre, ristabilita da alcuni anni, non lascia certamente il tempo di guardarsi attorno né tanto meno di uscire dal percorso sminato!
Analoghe difficoltà erano presenti sulla sponda opposta del fiume fino alla fortunata decisione del regno hashemita di aprire la zona prima alla ricerca archeologica e poi alla visita turistica. L’accoglienza dei pellegrini è enfatizzata dalla fondazione di nuove chiese e luoghi di culto edificati accanto agli antichi e dal passaggio di importanti personalità tra cui i sommi pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Molto si deve all’archeologo francescano, recentemente scomparso, padre Michele Piccirillo, che con la sua appassionata attività è riuscito a interessare tra le autorità civili e religiose, soprattutto quelle che risiedono sull’altra sponda del fiume.
Il problema topografico era già noto ad Origene (morto nel 254 d.C.) il quale «dopo essersi recato sui luoghi, nella ricerca delle impronte di Gesù, dei suoi discepoli e dei profeti» attesta che non si conosceva alcuna Betania presso il Giordano: «Dicono invece che si mostra sulla riva del Giordano il luogo di Bethabara, dove riportano che Giovanni abbia battezzato». Il vescovo Eusebio di Cesarea scrive: «Bethabara, "dove era Giovanni a battezzare", "al di là del Giordano". E viene indicato il luogo in cui anche molti dei fratelli fino ad ora hanno caro ricevere il lavacro» (Onomasticon 58-59). Si parla spesso del valore della tradizione orale, ma c’è un tipo di tradizione dai legami ancora più forti, che è quella gestuale. Il gesto liturgico di ricevere il battesimo nelle acque del Giordano ha aiutato a fissare la tradizione su questa sponda.
La Carta musiva rinvenuta a Madaba nel 1890 aggiunge una preziosa rappresentazione figurativa. A sud-est di Gerico sono collocate sia le memorie relative al passaggio degli israeliti (Galgala) che al battesimo di Gesù, dove Bethabara riceve una doppia specificazione: «di san Giovanni» e «del battesimo». Teologicamente e topograficamente il battesimo di Gesù e il passaggio degli israeliti risultano certamente associati e l’espressione «al di là del Giordano» si può ben riferire a Betania (o a Bethabara) da qualunque parte del fiume in concreto siano situate.