Un’assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi è stata annunciata per il 2010. È un evento che interessa tutti quanti abbiano a cuore le sorti della Chiesa in Terra Santa, sia che siano abitanti della regione sia che si trovino a testimoniare il Vangelo con le loro parole e la loro vita in altre parti del Pianeta.
Non poche problematiche accomunano la Terra Santa ad altri Paesi della regione mediorientale; altre sono specifiche di essa, o in essa assumono rilevanza particolare. Comune in un modo o in un altro è l’eredità di molti secoli – essenzialmente dalla metà del settimo secolo dopo Cristo – di dominio islamico, che ha ridotto la comunità cristiana allo status, nel migliore dei casi, di una «minoranza protetta», alterandone il carattere nativo di dinamicità missionaria. Per un breve periodo storico, circa mezzo secolo fa, sembrava che nazioni e società nella regione avessero imboccato un cammino di laicizzazione, che avrebbe tra l’altro generato quell’eguaglianza tra i cittadini che solo lo Stato laico è nato a garantire. Più tardi però, simili prospettive sono sembrate tramontate o quanto meno eclissate dal potente risveglio di forti correnti teocratiche, e cioè di ritorno militante al passato.
Quale speranza allora per le società in mezzo alle quali abitano i credenti in Cristo? Si può sperare ancora di dare un apporto a una democratizzazione oppure ci si dovrà rassegnare a rapportarsi con chi della sua religione maggioritaria e dominante vorrebbe fare ben più di una credenza religiosa, rendendola la norma e persino la definizione stessa della «comunità politica»? E se sarà così, che accadrà dell’annuncio evangelico? Si dovrà continuare per sempre a tacerlo o a camuffarlo?
È in questa prospettiva pure che si presenta la questione ecumenica, ovverosia la necessità di continuare con vigore la chiamata all’unità rivolta alle comunità cristiane separate da molti secoli; ma anche l’opportunità, spesso molto meno avvertita, di cercare di cogliere il meglio dell’ethos e dello spirito evangelico delle comunità protestanti, che giunte più recentemente nella regione, specie in Terra Santa a partire dal primo Ottocento, vi hanno portato quella freschezza evangelica che i lunghi secoli di sofferenza hanno non di rado spento in alcune comunità cristiane più antiche.
In Terra Santa, la collettività cristiana appare un microcosmo di quella mondiale: accanto alle diverse espressioni della Chiesa cattolica (e cioè varie Chiese cattoliche di rito orientale, la Chiesa latina e la missione speciale che è la Custodia di Terra Santa) vi si trovano diverse Chiese orientali separate (la più numerosa delle quali è la greco-ortodossa), come pure le poco numerose ma vivaci e vitali comunità protestanti. Tutte insieme si trovano nella necessità di trovare il modo giusto di tessere i rapporti con le due nazioni politicamente giovani, ma con profonde radici storiche, che mentre si contendono la patria terrena di Gesù stanno pure cercando di definire sempre meglio la propria identità. Gli impulsi di libertà e di democrazia in ciascuna vengono contrastati dalle forze talvolta potenti della reazione teocratica. Saprà la Chiesa, innanzitutto il laicato, contribuire sapientemente alla pacifica lotta per la libertà o forse, dando per persa questa battaglia, dovrà rassegnarsi all’eventuale trionfo delle tendenze avverse e ritirarsi negli spazi tradizionalmente riservati alla «minoranza cristiana»?
Libertà, missionarietà, impegno civile: si può prevedere che questi temi saranno tutt’altro che marginali nell’ordine del giorno dell’importante prossima assise sulla Chiesa in Medio Oriente.