L'italiano Filippo Grandi è stato nominato dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, nuovo commissario generale dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che da sessant'anni sovrintende all'assistenza dei profughi palestinesi. Si tratta di una notizia importante, che conferma una situazione paradossale: l'Italia ricopre alcune posizioni chiave nella gestione del conflitto in Medio Oriente, eppure sul tema dei passi concreti per riavviare il negoziato di pace tra israeliani e palestinesi la sua voce non si sente mai.
Sono debitore al blog di Paola Caridi della segnalazione di una notizia che mi era sfuggita: l’italiano Filippo Grandi è stato nominato dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nuovo commissario generale dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che da sessant’anni sovrintende all’assistenza dei profughi palestinesi. Si tratta di una notizia importante, che conferma una situazione paradossale: l’Italia ricopre alcune posizioni chiave nella gestione del conflitto in Medio Oriente, eppure sul tema dei passi concreti per riavviare il negoziato di pace tra israeliani e palestinesi la sua voce non si sente mai.
Il caso di Filippo Grandi è da manuale: la sua nomina giunge infatti tutt’altro che inattesa. Forte di un’esperienza importante in altre situazioni di crisi, questo funzionario italiano è arrivato all’Unrwa come vice-commissario generale nel 2005, cioè proprio in coincidenza con il ritiro israeliano da Gaza. Ora: dato che a Gaza il 70 per cento della popolazione è costituita da profughi, si capisce quanto conti qui l’Unrwa. Ricordo di aver intervistato Grandi per Terrasanta nella primavera del 2006: mi dipinse con sorprendente chiarezza la gravità della situazione nella Striscia. Di lì a poco sarebbe arrivato lo scontro armato tra Hamas e Fatah, con l’inizio del blocco e le conseguenze che tutti conosciamo.
La nomina di Filippo Grandi a commissario generale dell’Unrwa è stata salutata dal comunicato di rito della Farnesina, in cui si dice che il ministro Frattini esprime «viva soddisfazione» per la scelta di Ban Ki-moon e fa giungere le sue «le felicitazioni ad uno dei più brillanti funzionari internazionali del nostro Paese, che corona la sua carriera». Tradotto dal politichese: bene, era un atto dovuto. Non stupisce, allora, il fatto che la notizia della nomina di Grandi sia passata abbastanza inosservata. Il problema è che, piuttosto che fermarsi alle congratulazioni, Frattini farebbe bene a dire che cosa pensa il governo italiano dell’azione dell’Unrwa. Perché questa agenzia dell’Onu è l’obiettivo numero uno di quei siti filo-israeliani che in Italia diffondono una visione estremamente semplificata del conflitto: è l’Unrwa – sostengono – a perpetuare il problema dei profughi ed è nelle sue scuole che si educa all’odio contro Israele. Tanto per offrire un riassunto efficace di queste posizioni rilanciamo qui sotto un articolo di Deborah Fait, un po’ datato ma sostanzialmente ancora attuale.
La nomina di Filippo Grandi dovrebbe essere l’occasione per rimettere al centro del dibattito sul conflitto israelo-palestinese la questione dei profughi. Tema invece assolutamente tabù da entrambe le parti: perché non c’è israeliano oggi che voglia nemmeno sentirne parlare, ma non c’è neanche palestinese disposto a rinunciare all’obiettivo impossibile del ritorno di tutti i profughi in case che esistevano sessant’anni fa ma oggi non esistono più. I profughi sono dal 1948 la grande questione rimossa. Ma se questo è possibile è solo perché c’è stata l’Unrwa a metterci una pezza, evitando la catastrofe umanitaria. Tanto per essere chiari: senza l’Unrwa che garantisce almeno il minimo vitale alla popolazione a Gaza, il blocco imposto da Israele sarebbe durato una settimana.
Oltre che complimentarsi – allora – sarebbe bene che Frattini organizzasse al più presto un’audizione di Filippo Grandi alle commissioni Esteri di Camera e Senato. Non ho modo di verificarlo, ma mi piacerebbe sapere se dal 2005 a oggi è mai stato fatto qualcosa del genere. I diplomatici italiani in ruoli di responsabilità non possono essere solo una medaglietta da esibire; devono essere antenne importanti per l’elaborazione di una politica estera credibile. Che affronta i problemi così come sono, e non invece a partire dalla teoria.
Nel caso specifico si potrebbe cominciare dalla lettura dei documenti che l’Unrwa pubblica sul suo sito (da qualche giorno ha anche una versione in lingua ebraica, proprio per rispondere con i fatti alle critiche rivolte da Israele). Ne segnaliamo due, in particolare: l’ultimo censimento dei profughi nei Territori palestinesi – che parlano di 1,5 milioni di persone, cioè il 36 per cento in più rispetto a dieci anni fa – e l’appello per l’Emergenza 2010, che stima in 330 milioni di dollari il fabbisogno di aiuti che servono a far tirare avanti per un anno questa gente. Sono certamente numeri da non prendere per oro colato: si possono e si devono discutere. Quello che invece non si può assolutamente fare è continuare a far finta di non vederli.
Clicca qui per leggere il comunicato della Farnesina sulla nomina di Filippo Grandi
Clicca qui per leggere l’articolo di Deborah Fait
Clicca qui per leggere il comunicato dell’Unrwa con i dati sulla popolazione
Clicca qui per leggere l’appello per l’Emergenza 2010 lanciato dall’Unrwa