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Benedetto XVI torna parlare di san Francesco e di Shoah

27/01/2010  |  Città del Vaticano
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Benedetto XVI torna parlare di san Francesco e di <i>Shoah</i>
Papa Benedetto XVI nell'aula delle udienze intitolata a Paolo VI, in Vaticano.

Rivolgendosi ai pellegrini intervenuti all'udienza generale di ieri il Papa ha voluto soffermarsi a lungo sulla figura di san Francesco d'Assisi. Ripercorrendo le tappe principali della sua vita, Benedetto XVI ha anche messo in luce l'episodio del dialogo avvenuto nella città egiziana di Damietta tra il santo umbro e il sultano Melek-el-Kâmel. Ratzinger ha poi ricordato l'impegno dei francescani in Terra Santa. Prima di terminare l'udienza il Pontefice ha citato la Giornata della Memoria per auspicare che il ricordo della Shoah «susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona».


(g.s.) – Nelle udienze generali del mercoledì il Papa si sta soffermando sulla storia del cristianesimo e in particolare sulla cultura cristiana nel Medioevo. Il 13 gennaio ha presentato ai fedeli i due importanti Ordini mendicanti giunti fino ai nostri giorni: francescani e domenicani. Oggi si è invece concentrato sulla figura di san Francesco d’Assisi.

Nel ripercorrerne in sintesi la biografia, ha voluto sottolineare che «san Francesco non rinnova la Chiesa senza o contro il Papa, ma solo in comunione con lui. Le due realtà vanno insieme: il Successore di Pietro, i Vescovi, la Chiesa fondata sulla successione degli Apostoli e il carisma nuovo che lo Spirito Santo crea in questo momento per rinnovare la Chiesa. Insieme cresce il vero rinnovamento».

Benedetto XVI ha anche voluto menzionare l’incontro tra il santo umbro e il sultano Melek-el-Kâmel, cogliendo l’occasione per elogiare il ruolo dei francescani in Terra Santa: «Nel 1219 – ha detton il Papa – Francesco ottenne il permesso di recarsi a parlare, in Egitto, con il sultano musulmano Melek-el-Kâmel, per predicare anche lì il Vangelo di Gesù. Desidero sottolineare questo episodio della vita di san Francesco, che ha una grande attualità. In un’epoca in cui era in atto uno scontro tra il cristianesimo e l’islam, Francesco, armato volutamente solo della sua fede e della sua mitezza personale, percorse con efficacia la via del dialogo. Le cronache ci parlano di un’accoglienza benevola e cordiale ricevuta dal sultano musulmano. È un modello al quale anche oggi dovrebbero ispirarsi i rapporti tra cristiani e musulmani: promuovere un dialogo nella verità, nel rispetto reciproco e nella mutua comprensione (cfr Nostra Aetate, 3). Sembra poi che nel 1220 Francesco abbia visitato la Terra Santa, gettando così un seme, che avrebbe portato molto frutto: i suoi figli spirituali, infatti, fecero dei Luoghi in cui visse Gesù un ambito privilegiato della loro missione. Con gratitudine penso oggi ai grandi meriti della Custodia francescana di Terra Santa».

Ai pellegrini che affollavano la sala Paolo VI, il Pontefice ha poi richiamato il senso della Giornata della Memoria, celebrata il 27 gennaio. Queste le sue parole: «Sessantacinque anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli del campo di concentramento nazista della città polacca di Oświęcim, nota con il nome tedesco di Auschwitz, e vennero liberati i pochi superstiti. Tale evento e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono al mondo l’orrore di crimini di inaudita efferatezza, commessi nei campi di sterminio creati dalla Germania nazista. Oggi, si celebra il "Giorno della memoria", in ricordo di tutte le vittime di quei crimini, specialmente dell’annientamento pianificato degli ebrei, e in onore di quanti, a rischio della propria vita, hanno protetto i perseguitati, opponendosi alla follia omicida. Con animo commosso pensiamo alle innumerevoli vittime di un cieco odio razziale e religioso, che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte in quei luoghi aberranti e disumani. La memoria di tali fatti, in particolare del dramma della Shoah che ha colpito il popolo ebraico, susciti un sempre più convinto rispetto della dignità di ogni persona, perché tutti gli uomini si percepiscano una sola grande famiglia. Dio onnipotente illumini i cuori e le menti, affinché non si ripetano più tali tragedie!».

(Clicca qui per leggere integralmente il discorso del Papa)

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