La presidenza del Consiglio del ministri del Libano ha approvato il 17 febbraio scorso un decreto secondo cui la festa dell’Annunciazione del 25 marzo diventerà «festa nazionale» sia per la componente cristiana che per quella musulmana del Paese. L’annuncio della nuova festività è caduto a ridosso dell’incontro che il primo ministro libanese Saad Rafic Hariri ha avuto con Papa Benedetto XVI, in Vaticano il 20 febbraio, durante il quale ci si è soffermati – come recita il comunicato della Santa Sede – sulla situazione in Libano, «auspicando tramite l’esemplare convivenza delle diverse comunità religiose che lo compongono (che il Paese) rimanga un "messaggio" per la Regione mediorientale e per tutto il mondo».
La notizia della nuova festa mariana è di quelle che fanno ben sperare e che ci piace segnalare, perché si prefigge lo scopo di sottolineare gli elementi di unità tra islam e cristianesimo, valorizzando la figura della Vergine Maria, e incoraggiare l’immagine di un Libano «Paese simbolo» di pluralismo e tolleranza.
La proposta della nuova festa nazionale non nasce per caso. È il frutto di un lungo lavoro portato avanti da un comitato islamo-cristiano che propone da tre anni celebrazioni comuni in Libano in occasione della festa dell’Annunciazione. Il tema di questi incontri verte sempre sul ruolo di Maria nelle due religioni. All’evento partecipano anche delegazioni straniere, in particolare quella della moschea di Al-Azhar dall’Egitto. La municipalità di Beirut ha pensato anche di promuovere l’erezione di un monumento a Maria in una delle piazze della capitale, come segno di unità delle due maggiori componenti del Paese.