«Per Te il silenzio è lode, o Dio, in Sion». (Salmo 65). C’è silenzio a Gerusalemme. Lontano dal rumore del traffico, dal via vai di pellegrini che ogni giorno gremiscono la città… è silenzio!
L’esperienza del salmista non è poi così tanto diversa né lontana da quella di chi vive nelle mura di un monastero, del monastero di Gerusalemme; qui il silenzio è lode; qui il silenzio è luogo d’incontro, di ascolto per «poter aderire unicamente alle profondità del mistero di Dio» (FF 3227), come c’insegna la madre Santa Chiara. Nell’apparente inutilità di una vita rinchiusa e nascosta il silenzio diviene supplica, lode, adorazione.
E in questo silenzio, come ormai d’abitudine dopo la preghiera vespertina, mi avvio in fondo all’immenso giardino che circonda il monastero, come in un devoto pellegrinaggio che prepara un «incontro». Arrivo fino al limite, dove il terreno s’inclina scivolando giù nella valle, aprendosi in un’incantevole vista su Gerusalemme; è solo un frammento della città, ma quanto basta per prendere contatto con questa terra benedetta e con la realtà che mi circonda, per lasciar maturare la consapevolezza del mio stare qui.
Si è appena dissolta nell’aria l’eco dei muezzin e tutto tace; è il momento della preghiera: ciascuno trova il suo spazio, innalza la sua lode, adora il suo Dio. Siamo un’unica voce, immersi in un unico Mistero, ciascuno con la propria lingua, cultura, religione… e davanti al Mistero si può solo tacere, piegare le ginocchia, attendendo col cuore povero il «sussurro divino».
Mentre il cuore medita e contempla, il mio sguardo si allunga su tutta la valle – che secondo la tradizione sarebbe il luogo dell’incontro tra Abramo e Melchisedeck -, dal Monte degli Ulivi fin dove l’orizzonte lascia intravedere i Monti di Moab. È uno scenario arido e secco, tutta roccia con qualche piccola macchia di verde e qualche abitazione sparsa qua e là sulla fiancata; eppure queste pietre rivelano una loro bellezza indubbiamente legata al fatto che hanno conosciuto il Figlio di Dio: qui Gesù si è manifestato nella Sua umanità, qui ha vissuto la Sua intimità col Padre, la comunione con gli apostoli, la Sua passione e risurrezione; sembra di riascoltare i passi della Scrittura… nel silenzio… e d’incontrare il mistero di Gerusalemme, terra povera e travagliata, terra dell’Amato, dove l’Amore ha innalzato il dolore, l’angoscia, la solitudine di ogni uomo. È ancora forte quel grido che «dal legno della croce ammoniva i passanti a riflettere: O voi tutti che passate per via, fermatevi a vedere se c’ è un dolore simile al mio dolore» (FF 2904)… Chiara conosceva bene quella voce che ascoltava e custodiva nel silenzio di San Damiano, desiderando che rimanesse desta anche nel cuore delle sue figlie… fino ad oggi, in questo luogo a lei tanto caro.
Oggi noi siamo realmente qui, sentinelle e custodi di una memoria che, attraversando tutti i tempi, continua a restar viva e presente: sentinelle che vegliano e pregano nel cuore di questa piccola Chiesa; custodi del Mistero che prima di tutto abita la nostra vita, rivelandosi in un ordinario che passa attraverso grandi e piccoli eventi che scandiscono il tempo di questo fecondo pellegrinaggio terreno. È significativo come tutto accada lentamente, silenziosamente … e tutto resti avvolto dal Silenzio, come questa giornata che ormai volge al termine. Ancora qualche minuto per consegnare gli ultimi pensieri e per vedere apparire su, nel cielo, la prima stella; è spontaneo il riferimento a Maria, regina di questa terra; a Lei l’affidamento di questo giorno che, come gli altri, si conclude nel silenzio della lode.
(L’autrice è claustrale nel monastero delle clarisse a Gerusalemme)