Con il passo del pellegrino, di padre Jacques Nieuviarts, biblista e guida di Terra Santa, ci offre una profonda riflessione sul senso del pellegrinaggio. Le domande da cui parte il libro sono semplici e profonde al tempo stesso: cosa avviene nell'uomo quando intraprende il cammino? Perché si decide di partire? Verso quali luoghi gli uomini e le donne di tutti i tempi camminano?
«Il pellegrino è uno che cammina. Ha accettato di partire, di spezzare o interrompere il corso dei giorni, il corso della sua vita, per porre da quel momento il suo centro di gravità nel cammino, nel movimento, in avanti. Per lui il futuro esercita la sua attrazione sul presente» (p. 23).
È un breve passo tratto da un piccolo ma prezioso libro pubblicato di recente dalle Edizioni Qiqajon della Comunità di Bose. Si tratta di Con il passo del pellegrino, del religioso assunzionista Jacques Nieuviarts, biblista e guida di Terra Santa, che ci offre una profonda riflessione sul senso del pellegrinaggio.
Le domande da cui parte il libro sono semplici e profonde al tempo stesso: cosa avviene nell’uomo quando intraprende il cammino? Perché si decide di partire? Verso quali luoghi gli uomini e le donne di tutti i tempi camminano? Suddiviso in sette parti, il libro cerca di seguire i «nomadi di Dio» che hanno camminato sulle strade della Bibbia, ed in particolare il prototipo del pellegrino per eccellenza, Gesù, che illumina con la sua vita il passo di ogni viandante. Un viaggio che può svolgersi fino ai confini della terra, alla ricerca della felicità, camminando in lande inospitali. Ma un viaggio che comporta spesso anche attraversare deserti interiori, sofferenze e dolori, alla ricerca di se stessi, «perché non sempre è necessario andare lontano per diventare pellegrini, e ci sono alcuni che continuano a camminare all’infinito nella loro testa». Il riferimento è agli eremiti, strana razza di pellegrini immobili, che hanno intrapreso il più difficile dei viaggio, quello interiore.
Il «passo» del pellegrino prende le mosse da una voce interiore , «appello misterioso e insieme discreto a mettersi in cammino verso un altrove, del quale le strade tracciate sulle carte del mondo non sono che il segno visibile», si serve si «gesti e indumenti», reca con se un bagaglio. Ma soprattutto punta a una meta, che è parte della sua vera identità, che sia la Terra Santa, Santiago de Compostela o Lourdes. «Forse la vera destinazione del pellegrino è parte della sua identità stessa. È pellegrino e straniero su questa terra, attratto con tutto il suo essere dalla patria che lo chiama a sé, la sua vera dimora, quella che la Lettera agli Ebrei, in un capitolo magnifico, chiama “il cielo stesso (Eb 9, 24)» (p. 27). Proprio il cielo, la «via del paradiso» è la misteriosa meta che il pellegrino persegue. E ad essa tende, pronto a lasciare la sua terra, perché nel profondo di sé attirato dall’altra patria. Una lettura utile per ritrovare il senso del nostro andare e del fuggire dei nostri giorni.