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Cartolina da Gerico. Scrive il parroco francescano del Buon Pastore.

Il dialogo interreligioso nella vita quotidiana

padre Feras Hejazin ofm
27 aprile 2010
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Il dialogo interreligioso nella vita quotidiana
Fra Feras Hejazin, frate minore della Custodia di Terra Santa. (foto L. Senigalliesi)

Nella città di Gerico ci sono solo cinquecento cristiani su 25 mila abitanti, per la maggior parte musulmani; e dei cristiani solo 250 sono cattolici, l’1 per cento della popolazione. Nonostante i piccoli numeri però esiste un dialogo concreto tra cristiani e musulmani, che nasce da molti aspetti della vita quotidiana. Qui a Gerico, ad esempio, la gente si scambia le visite nei momenti più difficili e importanti: in caso di condoglianze, matrimoni, o nelle feste religiose. E questo favorisce la conoscenza reciproca. È anche vero che, nonostante tutto, molta gente a Gerico non conosce i cristiani. Per questo io cerco di essere presente in tutte le manifestazioni pubbliche della città.

Il fatto che il parroco cattolico incontri i responsabili religiosi musulmani, come il muftì della città o lo sheikh della moschea, costruisce un clima diverso e la convivenza tra musulmani e cristiani diventa più facile. Con lo sheikh della moschea ho un buon rapporto: siamo d’accordo che dobbiamo andare avanti nelle cose che condividiamo e per quello che ci divide, quasi scusandoci, dobbiamo trovare il modo di intenderci e vivere insieme.

Certo, la condivisione con l’altro può riguardare solo una parte della nostra vita quotidiana. Come noi non possiamo pretendere di cambiare chi crede nel Corano, così anche i musulmani devono rispettare noi e la nostra fede. Questo tipo di dialogo interreligioso, vissuto nella vita concreta, è molto più produttivo di un dialogo fatto solo di parole.

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