L'iniziativa Vivicittà è arrivata ormai alla 27.ma edizione e fa correre migliaia di persone in varie città del mondo. Ma l’ultima corsa, quella che si è tenuta il 18 aprile scorso, è stata un po’ più particolare del solito: per la prima volta ha coinvolto, oltre alle città vere e proprie, una realtà sociale più complessa e difficile da vivere, quella di 14 campi profughi palestinesi.
(Milano) – La chiamano «la corsa più grande del mondo». In effetti, Vivicittà ha dimensioni veramente planetarie: migliaia di persone che si mettono in movimento, contemporaneamente, in 36 città italiane, 19 estere (da Lisbona a Budapest, da Kinshasa a Yokohama) e persino in 15 istituti penitenziari del nostro Paese. È arrivata ormai alla ventisettesima edizione, questa manifestazione organizzata dall’Unione italiana sport per tutti (Uisp), la storica associazione sportiva impegnata per la diffusione di una cultura sportiva caratterizzata dalla partecipazione allargata, dalla solidarietà e dal rispetto dell’ambiente. Ma l’ultima corsa, quella che si è tenuta il 18 aprile scorso, è stata un po’ più particolare del solito: per la prima volta ha coinvolto, oltre alle città vere e proprie, una realtà sociale più complessa e difficile da vivere, quella dei campi profughi palestinesi. Ben quattordici: dodici in territorio libanese, uno in Siria e uno nei pressi di Gerusalemme Est.
Proprio la storia di 3.500 bambini libanesi e palestinesi che il mese scorso hanno partecipato insieme, correndo negli insediamenti situati dal nord al sud del Paese dei cedri, è il tema di A pieni polmoni, un audio-documentario di Sara Sartori prodotto dalla redazione radiofonica dell’Agenzia multimediale italiana, che verrà trasmesso in cinque puntate, da stasera a venerdì, su Radio3 Rai. Il racconto parte dall’esperienza di Vivicittà – Run For Dialogue, realizzata con il supporto della Cooperazione italiana allo sviluppo e dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa), per puntare i riflettori sul duro scenario dei campi, dove oggi vivono quasi 250 mila profughi in condizioni abitative che sfiorano l’insostenibilità. Come a Beddawi, al confine con la Siria, dove ai primi 25 mila abitanti se ne sono aggiunti altrettanti arrivati dal vicino campo di Nahr el Bared, raso al suolo nel 2007 da un bombardamento dell’esercito libanese.
A pieni polmoni dà voce alla fatica quotidiana dei rifugiati ma anche alle loro aspirazioni di convivenza pacifica, testimoniate, in questo caso, dai più giovani tra gli abitanti dei campi (dai 9 ai 15 anni) che hanno voluto lanciare, correndo insieme per le strade degli insediamenti, un segnale di dialogo.
A pieni polmoni andrà in onda, per cinque sere, alle 23.30, nel corso della trasmissione Tre soldi, lo spazio di Radio3 Rai dedicato agli audio-documentari. Il reportage sarà anche messo a disposizione in podcasting sul sito Internet del programma.