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Alla prova delle urne

Giorgio Bernardelli
29 settembre 2011
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Alla prova delle urne
Elettori marocchini alle urne. (foto d'archivio)

Si avvicina il momento della verità per la Primavera araba. Proprio in questi giorni - infatti - si è andato definendo il quadro delle scadenze elettorali. Si comincerà il 28 ottobre in Tunisia, poi sarà la volta del Marocco e dell'Egitto. Le elezioni aiuteranno a capire se davvero a capitalizzare l’onda delle rivoluzioni saranno soprattutto gli islamisti.


Dopo averne tanto disquisito, è ormai dietro l’angolo il momento della verità per la Primavera araba. Proprio in questi giorni – infatti – si è andato definendo il quadro delle scadenze elettorali . Si comincerà il 28 ottobre in Tunisia – il Paese da dove è partita l’ondata di proteste – dove si andrà alle urne per eleggere l’assemblea costituente. Poi il 25 novembre toccherà alle elezioni parlamentari in Marocco, passaggio cruciale per verificare se la via riformista voluta da re Mohammed VI funziona davvero. E subito dopo partirà l’appuntamento con le urne anche in Egitto: il consiglio militare che regge il Paese dalla caduta del presidente Hosni Mubarak ha annunciato infatti l’altro giorno che le elezioni parlamentari si terranno in tre fasi (per aree geografiche) tra il 28 novembre e il 3 gennaio prossimi.

Le elezioni aiuteranno a capire se davvero a capitalizzare l’onda delle rivoluzioni saranno soprattutto gli islamisti. E soprattutto quali islamisti, dal momento che anche nei partiti di ispirazione religiosa in questi mesi le carte si sono un po’ mischiate, con spaccature anche a livello generazionale. Sulle elezioni in Tunisia, comunque, ho trovato interessante un’intervista mandata in onda da Radio Vaticana a Riccardo Migliori, vice presidente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), che a Tunisi sta seguendo in qualità di osservatore l’intero processo elettorale. Le sue parole sono una risposta chiara a chi dà per persa in partenza la sfida di una democrazia vera nel mondo arabo. La legge elettorale tunisina – racconta Migliori – «prevede l’alternanza uomo-donna nelle liste elettorali. Inoltre per la prima volta il Parlamento dovrà avere la presenza di under 30: la rivoluzione è stata fatta dai giovani e, quindi, i giovani devono essere presenti non solo come dato anagrafico ma anche come caratteristica culturale». Più in generale Migliori parla del fermento che si respira a Tunisi, dove in lizza ci sono addirittura un centinaio di partiti: «Anche al di là delle visioni differenti tra i partiti d’ispirazione religiosa e quelli d’ispirazione laica – commenta -, vi è una comunità che, in questo momento, è molto unita nella speranza ed anche nella fiducia verso le organizzazioni internazionali».

Più complessa è invece la situazione in Egitto, dove il percorso elettorale annunciato dai generali ha lasciato dietro di sé più di una perplessità nei protagonisti delle giornate di piazza Tahrir. E infatti – come racconta puntualmente sul suo blog Zeinobia – per domani è convocata l’ennesima grande manifestazione. Due le richieste principali: la revoca dello stato d’emergenza (incompatibile con una campagna elettorale vera) e la definizione di un piano chiaro per la transizione dei poteri. Nello schema presentato dai generali, infatti, anche dopo le elezioni le funzioni chiave resterebbero nelle mani della giunta militare. E comunque non è stata fissata alcuna data per le elezioni presidenziali. Poi c’è la posizione dei Fratelli Musulmani, che non partecipano alla proteste, ma sono comunque contrari alla legge elettorale perché vorrebbero un sistema proporzionale chiuso, con liste bloccate.

Nonostante tutte queste incognite, comunque, anche al Cairo gli occhi di tutti sono ormai sulle elezioni. E da questo punto di vista è molto interessante un articolo scritto per Al Ahram da Ibrahim El-Houdaiby che, come spiega Paola Caridi nel suo blog, è stato uno dei giovani leader di piazza Tahrir. El-Houdaiby invita ad andare oltre la mera dicotomia tra laici e religiosi: «Gli estremisti – sostiene – sono solo minoranze. E l’accentuazione della questione identitaria svia l’attenzione dalle priorità vere avvertite dalla gente. Che, secondo un recente sondaggio, sono: la sicurezza, i prezzi, la disoccupazione, lo smantellamento dei residui dell’apparato d Mubarak e la lotta alla corruzione». Resta da vedere come questa generazione che guarda al futuro dell’Egitto in questo modo uscirà dal riscontro delle urne.

Clicca qui per leggere la trascrizione dell’intervista di Radio Vaticana a Riccardo Migliori sulle elezioni tunisine

Clicca qui per leggere il post di Zeinobia sulla manifestazione di domani

Clicca qui per leggere l’articolo di Ibrahim El-Houdaiby su Al Ahram

 

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