Luglio, comunità di Bose: Da qui la Terra santa potrebbe sembrare molto lontana; e invece no! Molti ospiti, venuti per le settimane bibliche che vi sono organizzate, chiedono informazioni sui pellegrinaggi, sulla situazione, sulle relazioni fra le Chiese, sulla condizione dei cristiani in Israele o nei Territori Palestinesi. Tra le domande spicca però quella relativa ai conflitti esistenti fra le diverse comunità cristiane al Santo Sepolcro o a Betlemme di cui, a quanto pare, si parla spesso in Italia. È infatti l’immagine della Terra Santa che i media si compiacciono di diffondere. Una puntualizzazione sulla questione non sarà forse inutile anche per i lettori di Terrasanta. Magari non sono tutti al corrente della situazione reale, informati come sono dai mass media «ordinari».
Anzitutto occorre tener presente il quadro generale: da decenni, tutti lo sanno, la Terra Santa è regione di guerra e di scontri (ma, grazie a Dio, non solo di questo). Fra le conseguenze di questa situazione una è spesso dimenticata: l’onnipresenza di giornalisti venuti da ogni dove per riferire gli eventi. Vi è certamente a Gerusalemme una densità di giornalisti superiore a ogni altra regione del mondo. Solo che non vi sono tutti i giorni degli eventi «a effetto» suscettibili di figurare in buona posizione sui giornali occidentali. Se allora capita uno di quei giorni in cui vi è rischio di qualche tensione nel Santo Sepolcro, si può essere certi che quasi tutti i giornalisti – altrimenti assenti da quel luogo – vi si troveranno. Si sa poi che vige al Santo Sepolcro, come alla Tomba della Vergine e alla basilica della Natività a Betlemme, il cosiddetto status quo, sistema di coesistenza e di comproprietà delle comunità greco-ortodossa, latina (francescani), armena, copta e siro-ortodossa, estremamente complicato, dovuto al fatto che, verso la metà del XVIII secolo, il sultano decise di bloccare la situazione così come si presentava in quel momento (alcuni ritocchi sono stati effettuati nel corso del secolo successivo). Con ciò è stata fissata una situazione conflittuale di compravendite di cappelle e altari che si negoziavano a Istanbul davanti alla Sublime Porta, situazione che non soddisfa, ovviamente, nessuna delle comunità implicate. Infine, se lo status quo è relativamente preciso sui diversi aspetti di questa convivenza, non tutto è stato previsto e regolato, per cui capita che, in certe occasioni particolari, l’interpretazione di tale o talaltra indicazione diverga da una comunità all’altra… È ciò che provoca il conflitto che i giornalisti, avvertiti in anticipo, si compiacciono di filmare, raccontare e diffondere in tutti i giornali del mondo, tanto più che lanciare frecciatine contro i cristiani è sempre molto apprezzato…
Occorre tuttavia ricordare che l’anno conta altri 364 giorni (e negli anni bisestili 365) in cui la convivenza è tranquilla, in cui ci si parla gli uni gli altri, in cui si creano amicizie, in cui si riesce a pregare insieme, a discutere e anche, talvolta, a risolvere qualche problema. La ragione per cui stupirsi, non è allora il fatto che un giorno scoppi un conflitto – evidentemente deplorevole –, ma piuttosto che, nonostante la situazione quasi impossibile creata dallo status quo e fatta, sembra, apposta per suscitare conflitti, non accada nessun incidente ma vigano fraternità e cordialità gli altri 364 (o 365) giorni dell’anno, cosa che i media, evidentemente, non riferiranno, perché priva di interesse mediatico!