Storie, attualità e archeologia dal Medio Oriente e dal mondo della Bibbia

A Gerusalemme Est ha riaperto i battenti il cinema Al Quds

Lucia Balestrieri
1 marzo 2012
email whatsapp whatsapp facebook twitter versione stampabile

I palestinesi di Gerusalemme Est possono tornare al cinema dopo un pluriennale digiuno. Ha infatti riaperto la storica sala Al Quds, chiusa 25 anni fa dagli israeliani all’inizio della prima intifada. Per gli abitanti della parte orientale della Città Santa rappresenta un segnale di rinascita culturale e artistica in tempi estremamente difficili.


(Milano) – I palestinesi di Gerusalemme Est possono tornare al cinema dopo un pluriennale digiuno. Ha infatti riaperto la storica sala Al Quds, chiusa 25 anni fa dagli israeliani all’inizio della prima intifada. Per gli abitanti della parte orientale della Città Santa rappresenta un segnale di rinascita culturale e artistica in tempi estremamente difficili. «Non è solo Gaza sotto assedio. Anche noi palestinesi di Gerusalemme ci sentiamo in trappola, da quando è stato costruito il muro. Per passare dall’altra parte della città dobbiamo subire controlli umilianti e non possiamo nemmeno più viaggiare liberamente a Ramallah o Nablus», spiega a Terrasanta.net Rima Issa, regista cinematografica e coordinatrice della nuova struttura. «Siamo stati tagliati fuori del mondo per troppo tempo», aggiunge. A partire dal 1987 – ci racconta – gli israeliani, per rappresaglia alle proteste palestinesi della prima e seconda intifada, hanno chiuso 29 centri sociali a culturali che costituivano un punto di riferimento per la comunità palestinese di Gerusalemme Est: tra essi tre cinema, sale di concerti, l’Orient House (la sede di rappresentanza dell’Olp), la Camera di Commercio e la Società per gli Studi arabi.

Dunque, la riapertura di Al Quds, un cinema inaugurato nel lontano 1950 e che offre una sala da 800 posti, ha il sapore di una rivincita pacifica ed è il punto di arrivo di quasi venti anni di impegno da parte del Centro culturale Yabous per trovare fondi, ristrutturare i locali andati in rovina e ottenere i permessi da parte delle autorità israeliane. Il cinema e il centro Yabous, che offre altre due sale per attività artistiche e musicali, rappresentano adesso l’unica struttura culturale a Gerusalemme Est, un punto di aggregazione importante per l’identità palestinese.  

Per la riapertura della sala Al Quds, Rima Issa ha proposto una rassegna di film «liberi» palestinesi e arabi. «È stato un successo, la gente era stipata all’inverosimile e c’era persino chi è rimasto per le scale», sottolinea. Da tempo, i palestinesi si erano disabituati al grande schermo. Troppo costosi, e considerati in territorio avversario, i cinema della parte israeliana della città, dove per altro vengono proiettate pellicole in ebraico. Al di là del muro di divisione le sale dei Territori palestinesi.

All’Al Quds, promette Issa, «proietteremo film di ogni tipo: da quelli politici arabi alle pellicole commerciali, al cinema underground; vogliamo che i palestinesi, specie i giovani, si impossessino nuovamente della loro cultura e siano consapevoli allo stesso tempo delle idee e delle novità del mondo». I progetti del centro culturale sono ancora più ambiziosi : una parte della struttura, in via al-Zahra, è ancora piena di calcinacci. L’idea è di farne una grande sala per concerti, quando verranno trovati i soldi necessari per andare avanti. Poi c’è il sogno di aprire una scuola di cinema per i giovani palestinesi. «Abbiamo già organizzato brevi corsi per le scuole e raccolto grande entusiasmo», dice Issa. I ragazzi hanno sete di cultura e di impadronirsi dei mezzi di comunicazione moderni. «Anche per rompere l’egemonia intellettuale ebraica e difendere la nostra identità, la nostra presenza, le nostre tradizioni», conclude la regista.

La voce di un silenzio sottile
Johannes Maria Schwarz

La voce di un silenzio sottile

Un cercatore di Dio racconta
Il giardino segreto
Roberta Russo

Il giardino segreto

L’Albero del Natale e gli altri simboli della tradizione
David Maria Turoldo
Mario Lancisi

David Maria Turoldo

Vita di un poeta ribelle