Taybeh, l’unico villaggio interamente cristiano rimasto in Terra Santa, si è arricchito di una nuova testimonianza di fede, stavolta proveniente dall’Italia. Si tratta della Domus Juventutis-Piccoli fratelli dell’Accoglienza. I nuovi arrivati portano con sé i propri carismi, ovvero la preghiera, l’adorazione dell’Eucarestia, ma anche un impegno in campo sanitario.
(Milano) – Taybeh, l’unico villaggio interamente cristiano rimasto in Terra Santa, si è arricchito di una nuova testimonianza di fede, stavolta proveniente dall’Italia. Si tratta della Domus Juventutis-Piccoli fratelli dell’Accoglienza, che hanno ricevuto dal patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, l’incarico di custodire una cappella eretta nel luogo dove soggiornò per una decina di giorni, nel 1898, il beato Charles De Foucauld, durante un viaggio spirituale sulle orme di Cristo.
Nello spirito della Fraternità e degli insegnamenti di De Foucauld, portano i loro carismi, ovvero la preghiera, l’adorazione dell’Eucarestia, i ritiri di meditazione nel deserto, ma anche il lavoro e l’impegno sanitario: così stanno aprendo un centro dentistico destinato a Taybeh e ai villaggi musulmani circostanti. Prima tappa – ci spiega padre Giuseppe, priore dell’Eremo di Fove in Val d’Aosta, da cui partono i piccoli fratelli per la Terra Santa – di un progetto più vasto di assistenza medica che punta a creare anche uno studio cardiologico ed uno urologico.
A Taybeh sono arrivati nei mesi scorsi due oblati della Fraternità, Raffaele ed Elena, freschi di nozze. Raffaele ha il compito di dirigere il centro dentistico e insegnare il mestiere ad un gruppo di giovani locali. A completare la comunità alcuni fratelli frati che hanno riadattato un eremo tra le rovine del castello. Una sistemazione spartana, ma in grado di accogliere gruppi di 6 persone («ci rivolgiamo soprattutto ai giovani», ci dice padre Giuseppe) che vogliano ritornare alle radici di una spiritualità essenziale, francescana. «Andremo nel deserto a pregare e a meditare nel silenzio», promette padre Giuseppe.
Taybeh è l’antica Efraim, quel villaggio della Samaria dove Gesù si fermò prima di avviarsi verso il Golgota a Gerusalemme. Oggi si trova nei territori palestinesi tra Ramallah e Gerico; con i suoi 1500 abitanti, tutti arabi cristiani, le sue tre parrocchie, una di rito latino, l’altra di rito melchita e la terza infine greco-ortodosssa, rappresenta un esempio di ecumenismo e di convivenza con la popolazione musulmana dei villaggi circostanti. Soprattutto è la dimostrazione concreta di come sia possibile per i cristiani rimanere nella Terra delle origini, nonostante le tante difficoltà e sofferenze che spingono molti ad emigrare.
A Taybeh, un paese che fino a non molto tempo fa non appariva nemmeno nelle carte geografiche (da non confondere con la Taybeh israeliana), arrivano ogni giorno comitive di pellegrini stranieri. «Domani abbiamo un gruppo di francesi, dopodomani accoglieremo un pellegrinaggio dall’Australia e poi, il giorno seguente, di nuovo 80 francesi», ci racconta con soddisfazione abuna Raed, parroco di rito latino. «Di qui passa tutto il mondo», commenta.
I Piccoli fratelli dell’Accoglienza portano a quattro le comunità religiose presenti. Operano a Taybeh, da circa 100 anni, la congregazione locale delle suore del Rosario, che curano l’organizzazione delle scuole e il catechismo; poi ci sono le suore francesi della Santa Croce di Gerusalemme che gestiscono il grande ostello per i pellegrini del paese, insegnano il francese e collaborano con i gruppi scout. Infine i religiosi brasiliani della comunità religiosa dei Figli di Maria che lavorano nella Casa di riposo per anziani, un fiore all’occhiello per il piccolo villaggio: da 20 posti letto passa quest’anno a 30. Anche il patriarca emerito di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, vi trascorre una buona parte del suo tempo.