«Armare l’opposizione siriana aumenterà la quantità di uccisioni e trasformerà la situazione in una vera guerra civile», dice Mohamed Kamel Amr, ministro degli Esteri egiziano. Ma nonostante le perplessità, nel vertice delle nazioni amiche della Siria, il primo aprile a Istanbul, s'è deciso di sostenere gli oppositori del presidente Assad.
(Milano/c.g.) – Secondo alcuni Paesi arabi la scelta della comunità internazionale di armare l’opposizione al regime di Bashar al-Assad potrebbe contribuire a trascinare la Siria in una vera e propria guerra civile. «Armare l’opposizione siriana aumenterà la quantità di uccisioni e trasformerà la situazione in una vera guerra civile». Lo ha affermato Mohamed Kamel Amr, ministro degli Esteri egiziano, secondo quanto riportato dall’agenzia stampa Mena. Amr è un uomo influente, vicino al mondo occidentale, essendo stato a lungo ambasciatore egiziano a Washington e, per più di dieci anni, rappresentante dei Paesi Arabi presso la Banca Mondiale. La sua presa di posizione fa seguito all’incontro delle nazioni «amiche della Siria», che ha riunito lo scorso primo aprile a Istanbul, in Turchia, i leader dell’opposizione siriana e 70 ministri degli Esteri di Paesi occidentali e arabi.
Come aiutare l’opposizione siriana nelle sue rivendicazioni di libertà e giustizia, si sono chiesti gli intervenuti all’incontro? Se i rappresentanti di Egitto e Iraq si sono opposti all’idea di armare direttamente il Libero esercito siriano, considerando la scelta troppo rischiosa per gli equilibri della regione, i Paesi della Penisola araba, in particolare l’Arabia Saudita, si sono invece detti favorevoli a fornire subito d’armi l’opposizione al regime di Assad.
Alla fine è stato raggiunto un compromesso tra i diversi schieramenti. I Paesi del Golfo finanzieranno infatti l’opposizione siriana per milioni di dollari, senza tuttavia fornire direttamente armi. I fondi saranno però utilizzati «per pagare stipendi a ufficiali, soldati e militanti del Libero esercito siriano», ha puntualizzato Burhan Ghalioun, presidente del Consiglio nazionale siriano, massimo organo rappresentativo dell’opposizione al regime, al termine della conferenza.
Nel frattempo, i ripetuti appelli a Damasco perché venisse accolto dal regime il piano presentato dall’inviato delle Nazioni Unite e della Lega araba Kofi Annan, almeno a parole, sono stati accolti: Bashar al-Assad avrebbe accettato di mettere in pratica il piano Onu a partire dal prossimo 10 aprile. Nonostante questo annuncio, in Siria continuano a contarsi scontri e morti.