(Milano/e.p.) – Mentre migliaia di profughi siriani continuano ad affluire in Giordania, le autorità vanno aprendo strutture di raccolta improvvisate ove riceverli, mentre la Caritas giordana, da parte sua, distribuisce cibo e generi di prima necessità.
Secondo le stime degli organismi umanitari giordani, 500 profughi siriani attraversano la frontiera ogni giorno e la situazione va peggiorando.
Il quotidiano The Jordan Times riferiva nei giorni scorsi che secondo alcune organizzazioni non governative locali e funzionari pubblici entro fine aprile sarà disponibile nella città di Ar-Rantha un agglomerato di circa 200 roulotte in grado di ospitare un migliaio di profughi.
Il nuovo complesso sarà il terzo allestito in questa città nord-occidentale ai confini con la Siria. Le strutture in via di allestimento mirano ad alleggerire il carico umano che grava sul principale centro di accoglienza: gli alloggiamenti di Al Bashabsheh, un complesso di cinque edifici sorvegliati dai militari che danno un tetto a 2 mila siriani.
Le autorità giordane controllano con attenzione le provenienze dei rifugiati, nel timore che possano infiltrarsi anche agenti del regime siriano. Sempre il Jordan Times ha riferito che recentemente è stato sventato un attentato messo in atto da un siriano che voleva avvelenare l’acqua potabile distribuita ad Al Bashabsheh. L’arresto del responsabile sarebbe solo uno della serie di fermi di sospette “spie” siriane.
I profughi che hanno già lasciato Al Bashabsheh raccontano di essersi ritrovati in condizioni abitative difficili dentro il centro di raccolta. A quanto riferiscono esso dispone di spazi abitativi insalubri e di strutture sanitarie limitate. Pare che le persone debbano dormire a decine in una stessa stanza e persino nella tromba delle scale e all’esterno.
L’esodo di profughi dalla Siria in Giordania continua nonostante la tregua richiesta dall’Onu a partire dal 12 aprile scorso (e solo in parte rispettata).
Secondo un rapporto della Caritas giordana, a fine marzo erano circa 5 mila i siriani (900 famiglie), registratisi come profughi presso i suoi operatori al fine di ottenere assistenza. Il loro numero cresce di circa 20 unità al giorno. «Alcuni sono immigrati legalmente in Giordania, mentre altri hanno semplicemente scavalcato le reti che segnano il confine», dice il rapporto.
Caritas distribuisce aiuti d’emergenza nelle città di Ar-Ramtha e Mafraq. Oltre a coperte, stufette, lenzuola, trapunte, tovaglie, materassini, taniche, ecc fornisce anche cibo e altri materiali in collaborazione con il Comitato centrale dei mennoniti.
Lo scorso Giovedì Santo anche Papa Benedetto XVI ha chiesto che le offerte raccolte durante la Messa papale andassero a sostegno dei profughi siriani tramite Caritas Siria. A metà febbraio anche il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, aveva lanciato un appello per il sostegno concreto ai francescani che in Siria operano in favore della popolazione. È ancora possibile aderire.