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A Betlemme la Custodia ricorda Wojtyła e l’assedio della Natività

Terrasanta.net
4 maggio 2012
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Giovanni Paolo II viene ricordato affettuosamente a Betlemme domani, 5 maggio, dalla Custodia di Terra Santa. Si ricordano il primo anniversario della sua beatificazione e l'episodio dell'assedio della basilica della Natività, a Betlemme, che giusto dieci anni fa catalizzò l'attenzione dei media di tutto il mondo e del Papa. Prevista la presenza di Abu Mazen.


(Milano/c.g.) – Papa Giovanni Paolo II viene ricordato affettuosamente a Betlemme domani, sabato 5 maggio, dalla Custodia di Terra Santa. L’occasione dell’iniziativa è offerto dal primo anniversario della beatificazione del Pontefice polacco e dal ricorrere di dieci anni dall’assedio della basilica della Natività, a Betlemme, che catalizzò l’attenzione dei media di tutto il mondo sulla città palestinese: dal 2 aprile al 10 maggio 2002 – si era nel pieno della sanguinosa seconda intifada (la rivolta palestinese che ebbe luogo tra il 2000 e il 2004) – l’edificio sacro fu utilizzato come rifugio da decine di uomini armati palestinesi, in fuga dall’esercito israeliano che era entrato in città.

Per 39 giorni gli israeliani assediarono la basilica in cui si trovavano, in una situazione spesso di grande difficoltà, miliziani palestinesi e religiosi cristiani. Proprio in questo contesto fu fondamentale il ruolo di papa Giovanni Paolo II che, incoraggiando i frati della Custodia nello svolgere un ruolo importante di mediazione tra i nemici, si prodigò instancabilmente con discorsi pubblici e pressanti appelli ai politici del tempo, per una conclusione pacifica della vicenda.

Il ricordo di Papa Wojtyła in programma domani si svolge presso il Convention Palace Ortas di Betlemme alla presenza, tra gli altri, del presidente dell’Autonomia palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Per l’occasione viene presentata al pubblico una pubblicazione di un certo interesse, dal punto di vista storico e testimoniale: il diario dei 39 giorni d’assedio, tenuto da padre Ibrahim Faltas, che all’epoca, trovandosi nel convento di Santa Caterina attiguo alla basilica, svolse un importante ruolo di mediatore tra le due parti, quella palestinese e quella israeliana. Una narrazione dettagliata sulle difficoltà, i colpi di scena, i tentativi di dialogo e le speranze di quei 39 giorni.

«Quando sono andato a letto ho chiamato mia madre – scrive padre Ibrahim nelle righe finali della pagina del suo diario di venerdì 5 maggio 2002, ultimo giorno d’assedio -. e le ho detto: “È andato tutto bene, Dio è con noi, non ci ha abbandonati; ci ha aiutato a trattare gli uomini da uguali, a prescindere dal colore della pelle o dalle casacche che indossano. Da entrambe le parti hanno compreso che noi ci comportiamo come san Francesco, che venne qui a dialogare scavalcando le trincee”».

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