Solo pochi giorni fa si pensava che gli elettori israeliani sarebbero stati chiamati alle urne in settembre per eleggere un nuovo parlamento, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale della Diciottesima legislatura. Ma la notte scorsa la prospettiva è mutata: niente elezioni e governo di unità nazionale. Ne farà parte anche Kadima.
(Milano/g.s.) – Solo pochi giorni fa si pensava che gli elettori israeliani sarebbero stati chiamati alle urne in settembre per eleggere un nuovo parlamento, con vari mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale della Diciottesima legislatura, prevista per l’autunno 2013. La notte scorsa la prospettiva è bruscamente mutata: il partito Kadima, fino a ieri all’opposizione, ha infatti accettato di entrare in un governo di unità nazionale, sempre sotto la guida di Benjamin Netanyahu, e così il ricorso al voto popolare non sarà necessario.
Il governo godrà ora del sostegno di 94 deputati (sui 120 che siedono nella Knesset) e vedrà insediarsi Shaul Mofaz – da poche settimane leader di Kadima, dopo aver sconfitto alle primarie Tzipi Livni – nella carica di ministro senza portafoglio e vicepremier.
La svolta consentirà a Netanyahu di risolvere anche la grana della Tal Law, la normativa che consente ai giovani ultraortodossi di procrastinare, fino ad evitarlo di fatto, il servizio di leva obbligatorio per tutti i giovani israeliani. Una legge che scade ad agosto e che, dopo una sentenza emessa in febbraio dalla Corte suprema, non potrà più essere prorogata così com’è, perché viola il principio di uguaglianza fra i cittadini. Un governo di destra fino a ieri in pugno ai partiti religiosi, che rappresentano le istanze ultraortodosse, avrebbe avuto parecchie difficoltà a uscire dagli impicci, ma l’ingresso di Kadima nella coalizione (con i suoi 28 deputati) consente spazi di manovra maggiori nella formulazione di nuove norme, anche se qualcuno dei deputati dei partiti religiosi dovesse far mancare il suo sostegno.
Alle elezioni del 2009 Kadima, guidato da Tzipi Livni, si era aggiudicato 28 seggi, uno in più dei 27 andati al Likud di Netanyahu, ma la Livni si era trovata nell’impossibilità di formare il governo e la palla era passata al primo ministro attualmente in carica. Stare all’opposizione ha nuociuto a Kadima: i sondaggi danno i suoi consensi in brusco calo, così la Livni ha perso il posto di leader e ha deciso di abbandonare il proprio seggio in Parlamento. Ora il partito, entrando nella stanza dei bottoni, ha un anno di tempo per risollevare le sue sorti, sotto la guida di Mofaz.