Prove di democrazia in Egitto. Mancano meno di due settimane alle elezioni presidenziali egiziane, che si svolgeranno il 23 e 24 maggio prossimi. E, ieri, per la prima volta nella storia del Paese è andato in onda su due televisioni private un dibattito tra i due candidati più popolari: Amr Moussa e Abdel Moneim Abol Fotouh.
(Milano/c.g.) – Prove di democrazia in Egitto. Mancano meno di due settimane alle elezioni presidenziali egiziane, che si svolgeranno il 23 e 24 maggio prossimi. E, ieri, per la prima volta nella storia del Paese è andato in onda sulle reti televisive private ONTV e Dream un dibattito tra i due candidati più popolari: Amr Moussa e Abdel Moneim Abol Fotouh.
Il primo, Amr Moussa, 75 anni, è un politico di lungo corso, ben conosciuto dalle diplomazie occidentali essendo stato ministro degli Esteri tra il 1991 e il 2001 e, dal 2001 al 2011, segretario generale della Lega araba. Una sua elezione è vista da mercati e potenze internazionali come un elemento di stabilità per l’area mediorientale. Abdel Moneim Abol Fotouh, 60 anni, invece è un outsider dei Fratelli Musulmani, essendosi dimesso dal movimento in occasione della scelta di candidarsi per presidenziali. Questa sua posizione «indipendente» potrebbe premiarlo con i voti di un ampio schieramento, che comprenderebbe musulmani moderati e movimenti laici.
I contendenti, secondo il quotidiano degli emirati Al Arabiya, durante il dibattito televisivo si sono affrontati su tutti i temi sensibili di politica interna ed estera. Dal peso che la legge islamica debba avere nel governo dello Stato al delicato rapporto con Israele. Rispetto alla legge islamica, il candidato del fronte musulmano avrebbe accusato Moussa di essere un troppo tiepido sostenitore della sharia. Viceversa, l’ex segretario della Lega araba ha descritto Abol Fotouh come un interlocutore privo di chiarezza; uno che si presenta come «islamico» con i musulmani religiosi e come «moderato» con i laici. A proposito di politica estera, secondo entrambi gli accordi israelo-egiziani del 1979 andrebbero rivisti. Moussa si è riferito a Israele come a uno Stato «avversario», mentre Abol Fotouh lo avrebbe definito «nemico».
La campagna elettorale egiziana, che sta vivendo le sue ultime fasi, è stata costellata di colpi di scena anche a causa della posizione del governo provvisorio, guidato da Mohammed Hoseyn Tantawi, capo del Consiglio supremo delle forze armate egiziane, saldamente al potere.
A marzo, quando sono state rese note le candidature alla corsa per la presidenza, erano circa 500 i cittadini egiziani scesi in campo, tra cui molte donne, novità importante per un Paese arabo. Il 14 aprile, in piena campagna elettorale, ben dieci dei candidati più in vista – tra cui Khairat Saad Abdul-Latif el-Shater l’influente industriale dei Fratelli Musulmani dato tra i favoriti – a sorpresa sono stati esclusi dalla competizione da una commissione elettorale. Il 2 maggio, diversi candidati – tra cui anche quello dei Fratelli musulmani, Mohammed Mursi e l’indipendente Abol Fotouh – hanno deciso di autosospendere per 48 ore la propria campagna elettorale, a causa di una sanguinosa manifestazione al Cairo repressa dall’esercito, in cui sono morti almeno 11 attivisti.