Nonostante il successo al primo turno di Mohammed Morsi, candidato del partito Libertà e Giustizia, espressione politica dei Fratelli Musulmani, rimane ancora imprevedibile il risultato definitivo delle elezioni presidenziali egiziane, che si concluderanno con il ballottaggio del 16 e 17 giugno. Il suo sfidante potrebbe uscire di scena, se...
(Milano) – Nonostante il successo al primo turno di Mohammed Morsi, candidato del partito Libertà e Giustizia, espressione politica dei Fratelli Musulmani, rimane ancora imprevedibile il risultato definitivo delle elezioni presidenziali egiziane, che si concluderanno con il ballottaggio del 16 e 17 giugno.
Nella tornata elettorale del 23 e 24 maggio, Morsi ha raccolto il 25,3 per cento dei voti e dovrebbe così sfidare al ballottaggio Ahmed Shafiq, candidato moderato (espressione del passato regime e degli interessi dell’esercito, essendo stato l’ultimo primo ministro del deposto Hosni Mubarak), scelto dal 24,9 per cento dei votanti. Terzo per preferenze, Hamdeen Sabbahi, laico di ispirazione socialista, scelto dal 20 per cento dei votanti. Solo in coda, a sorpresa, i due candidati considerati favoriti alla vigilia del voto, tanto da meritarsi il primo confronto televisivo «all’americana» mai trasmesso da un’emittente egiziana: Amr Moussa, ex segretario della Lega araba, e Abdel Moneim Abol Fotouh, esponente moderato musulmano.
La grande incertezza sull’esito delle elezioni dipende da diversi fattori. Infatti, secondo il quotidiano egiziano Al Ahram, Hamdeen Sabbahi, terzo classificato nella corsa elettorale – e con lui diversi candidati minori – avrebbero chiesto alla Suprema commissione elettorale per le presidenziali di posticipare l’annuncio dei risultati delle elezioni a quando la Corte costituzionale non si sarà espressa sulla validità della cosiddetta legge «sulla sospensione dei diritti civili». Una legge discussa ad aprile dal Parlamento, che prevede l’ineleggibilità alla presidenza della Repubblica di personalità coinvolte negli ultimi dieci anni con il regime Mubarak. È chiaro che, se la legge entrasse in vigore, Ahmed Shafiq, già ministro dell’Aviazione e primo ministro sotto Mubarak, sarebbe escluso dal ballottaggio a favore di Sabbahi. Sempre nel tentativo di mettere fuori gioco Shafiq e ottenere il più ampio consenso, Morsi, il candidato dei Fratelli Musulmani, sarebbe intenzionato di offrire a Sabbahi e al moderato Fotouh un patto di governo, in cambio del loro favore.
Determinanti saranno i voti dei giovani laici e dei cristiani copti che insieme rappresentano diversi milioni di elettori. Chi preferiranno, tra un candidato dei Fratelli Musulmani che ha più volte dichiarato di voler porre come fonte del diritto la legge religiosa islamica, e un candidato moderato ma espressione del passato regime?
Il Paese pare destinato a vivere giorni di grande agitazione: ieri, 28 maggio, migliaia di giovani sono tornati ad affollare piazza Tahrir al Cairo, il luogo simbolo della rivoluzione del 2011, per manifestare contro i due candidati che si sfideranno al ballottaggio. Un’analoga manifestazione si è svolta anche nella città di Alessandria. Durante la giornata il quartier generale di Shafiq, nella capitale, è stato incendiato da ignoti. E sempre ignoti hanno attaccato con sassi e bastoni, poche ore dopo, i manifestanti che ancora sostavano in piazza Tahrir.
Il quotidiano Egypt Independent ha pubblicato la testimonianza di alcuni giovani attivisti della prima ora che «turandosi il naso» avrebbero scelto di votare per i Fratelli Musulmani, piuttosto che consentire a Shafiq di andare al potere. «Non voterò mai per Ahmed Shafiq – confessa Baho Bakhsh, una giovane attivista -. È un assassino, un uomo dei militari, uno che opprime». D’altra parte Baho riconosce la grande distanza dei Fratelli Musulmani dalle aspettative della rivoluzione e vorrebbe che, in cambio del suo voto, si impegnassero su alcuni valori: «Ad esempio le libertà personali e i diritti dei lavoratori, come quello di scioperare o di manifestare – spiega nell’intervista all’Egypt Independent –; e cose che sono care ai copti, come il diritto di costruire chiese». Il punto di vista di Baho non sembra essere quello di altri giovani attivisti: l’Egypt Independent riporta come domenica la pagina Twitter di Mohammed Morsy sia stata manomessa da ignoti; al posto della foto del candidato dei Fratelli Musulmani gli hacker hanno pubblicato l’immagine di Khaled Saeed, l’attivista il cui assassinio perpetrato dalla polizia, fu la scintilla che provocò la rivoluzione del 25 gennaio 2011. Assieme alla foto di Khaled, lo slogan: «mai con i Fratelli Musulmani e i resti del passato regime».
Sembra poi iniziato il «corteggiamento» agli elettori che potrebbero fare la differenza, da parte dei candidati che si sfideranno al ballottaggio: sul sito della Fratellanza, ad esempio, campeggia oggi l’intervista al dottor Nagy Naguib, cristiano copto e membro partito Libertà e Giustizia della provincia di Sharqiya. «I copti non sono estranei allo spirito del popolo egiziano che sostiene fermamente Morsi contro i resti del vecchio regime corrotto – spiega Naguib -. La voce degli estremisti di entrambe le parti non condizionerà il governo del Paese dopo la rivoluzione». Un punto di vista che non sembra essere quello della maggioranza dei copti egiziani.