È tragico constatare come le fiammate di violenza a Gaza non facciano più neanche notizia. Questa settimana è stata segnata dai soliti lanci di missili e incursioni aeree. Con un bilancio particolarmente pesante: otto i palestinesi uccisi. Ma Gaza è ben più di buco nero. Il volto vero di Gaza sta nelle sue storie, che parlano di un’umanità che nemmeno i recinti riescono davvero a trattenere. Eccone due.
È tragico constatare come le fiammate di violenza a Gaza non facciano più neanche notizia. Questa settimana è stata segnata dalla solita periodica escalation con lanci di missili e incursioni aeree. Con un bilancio particolarmente pesante in termini di vite umane: otto i palestinesi uccisi. Persino la presenza tra queste vittime di una bambina di due anni – pare colpita dal malfunzionamento di un razzo palestinese – è passata via, però, come se niente fosse.
È l’insensatezza della situazione di Gaza, di cui abbiamo già parlato tante volte in questa rubrica. Una guerra a bassa intensità che non finisce mai, ma nello stesso tempo vede sia Hamas sia Israele stare bene attenti a non far andare lo scontro oltre un livello di guardia. Non è la dimostrazione più chiara di quanto entrambi abbiano fallito su questo fronte dal 2006 ad oggi?
Ma Gaza è ben più del buco nero cui è stata ridotta. Il volto vero di Gaza sta nelle sue storie, che parlano di un’umanità che nemmeno il formicaio umano in cui i recinti la costringono riesce davvero a trattenere. E così, accanto alle sofferenze della sua gente, questa settimana abbiamo letto anche di due eroi gazawi.
Il primo è Mahmoud Sarsak, il calciatore palestinese che era in sciopero della fame da oltre novanta giorni sempre per la vicenda della detenzione amministrativa. Dopo l’accordo di qualche settimana fa era rimasto tra i pochi che continuano a portare avanti la protesta nelle carceri israeliane. Lui chiedeva infatti non migliori condizioni, ma la sua liberazione. Grazie al fatto di essere un personaggio – un calciatore della nazionale palestinese, per di più proprio mentre per via degli europei anche in Medio Oriente non si parla altro che di calcio – alla fine ha vinto. L’accordo è arrivato: sarà rilasciato il 10 luglio. Così dopo Khader Adnan e Hana Shalabi anche Mahmoud Sarsak adesso in Palestina si è guadagnato un posto nel gotha di quanti, grazie all’arma dello sciopero della fame, sono riusciti a sconfiggere la detenzione senza processo.
Ma l’eroe gazawi che a noi sta più a cuore lo seguiamo già da un anno ed è tornato a raccontarcelo come sempre sul suo blog padre Mario Cornioli: è Giries, il primo e unico seminarista di Gaza (il primo dei 150 anni di storia del seminario di Beit Jala) che terminato il primo anno è rientrato a casa per le vacanze, accolto dalla famiglia e dalla parrocchia della Sacra Famiglia. Padre Mario lo ha accompagnato e sul suo blog racconta questo ritorno non facile, insieme a tutta la durezza della vita a Gaza. «Penso che non c’è speranza né volontà di risolvere la situazione… – annota amaramente abuna Mario concludendo il suo racconto -. Ma dopo tutti questi brutti pensieri ne arriva comunque uno bello a dare senso a questa giornata : Giries continuerà i suoi studi in seminario ed io tornerò a fine agosto a fare i 1.250 metri (quelli in gabbia tra un versante e l’altro del valico di Eretz – ndr) per ri-prenderlo di nuovo per farlo ri-uscire di prigione». Grazie a lui, forse, almeno questa speranza rimane accesa anche per gli altri.
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