In Egitto prove di dialogo tra il presidente Mohammed Morsi e la componente cristiana della nazione. Lo scorso 22 agosto Morsi ha incontrato una delegazione di capi religiosi di tutte le comunità ecclesiali presenti nel Paese. Pochi giorni più tardi il capo dello Stato ha inserito anche una donna e un cristiano tra i suoi più stretti collaboratori.
(Milano/c.g.) – In Egitto prove di dialogo tra il presidente Mohammed Morsi e la componente cristiana della nazione. Lo scorso 22 agosto Morsi ha incontrato una delegazione di capi religiosi di tutte le comunità ecclesiali presenti nel Paese (i copto-ortodossi, i cattolici, gli anglicani e i luterani). Ne riferisce al Watani, organo d’informazione della Chiesa copta, secondo cui il presidente, nel corso dell’incontro, ha voluto riferire un messaggio rassicurante ai suoi ospiti. Hany Shukrallah, portavoce della Chiesa episcopale, ha riferito ad al Watani che l’incontro – il secondo di questo tipo da quando Morsi è stato eletto capo dello Stato – si è svolto in modo amichevole ed è stato incoraggiante. Secondo Shukrallah, si è parlato delle recenti decisioni del presidente (il quale, il 13 agosto, ha bruscamente messo fuori gioco il ministro della Difesa e capo delle forze armate, generale Hussein Tantawi); dei problemi relativi al testo della nuova Costituzione egiziana, tuttora in discussione in un’Assemblea dominata da una maggioranza islamista; e dei recenti attacchi settari mossi contro la comunità copta egiziana.
In particolare, il vescovo copto cattolico Yuhanna Qulta e il vescovo copto ortodosso Shubral-Kheima Anba Morqos avrebbero insistito, a nome di tutti i presenti, nel domandare un inasprimento legislativo in grado di limitare gli attacchi settari e nuove norme che mettano fine alle pratiche discriminatorie che colpiscono i cristiani tanto nel settore educativo quanto in quello dell’informazione.
Secondo al Watani, però, non tutti i copti egiziani hanno valutato in modo positivo l’incontro tra i capi delle Chiese e il presidente: «Da anni deploriamo la pratica dei politici egiziani di ridurre i copti alla loro Chiesa – spiega Emad Gad, responsabile del centro di studi strategici Al-Ahram -. Così facendo si tenta definire i copti solo per la loro adesione alla Chiesa e non come cittadini egiziani titolari di pieni diritti di cittadinanza; inoltre questo non fa altro che confermare una visione settaria dello Stato, e conferma il carattere islamico imposto dalla Fratellanza Musulmana (il movimento islamista a cui anche Morsi appartiene – ndr) allo Stato stesso».
Il 27 agosto Morsi – che in precedenza aveva dichiarato di voler nominare vice-presidenti un cristiano e una donna – ha reso note le nomine di quattro assistenti e di 17 consiglieri. Tra i quattro assistenti compaiono anche Samir Morcos Abdel-Masseih, uno scrittore cristiano molto noto e attivo nel dialogo tra cristiani e musulmani (seguirà le questioni relative alla «transizione democratica»), e la signora Pakinam Hassan El-Sharkawi, docente all’università del Cairo, designata come «assistente per gli affari politici».
È la prima volta che, in Egitto, un cittadino cristiano e una donna ricoprono ruoli tanto influenti ai vertici dello Stato. D’altra parte, solo il tempo potrà chiarire se queste nomine non sono altro che incarichi di facciata, concessi per accontentare la minoranza cristiana e coloro che sperano in un Egitto più moderno e democratico. Va rilevato che gli altri due assistenti presidenziali sono leader salafiti. Un «bilanciamento» necessario per non scontentare gli elettori egiziani di orientamento ultra-tradizionalista, che hanno votato per i partiti fondamentalisti.