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Gaza paga di nuovo un caro prezzo

Terrasanta.net
19 novembre 2012
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Gaza paga di nuovo un caro prezzo
Vigili del fuoco al lavoro per spegnere l'incendio causato da un bombardamento israeliano a Gaza.

Al sesto giorno della nuova offensiva contro la Striscia di Gaza, l’84 per cento degli israeliani è favorevole alla robusta reazione militare che il loro governo ha scatenato in risposta alle centinaia di razzi lanciati sul proprio territorio. Al Cairo si negozia per la tregua ma intanto le armi non tacciono e muoiono sempre più civili. La voce dei cristiani.


(Milano/g.s.) – L’84 per cento degli israeliani è favorevole alla massiccia reazione militare che il loro governo ha scatenato contro la Striscia di Gaza in risposta alle centinaia di razzi lanciati sul suo territorio. Lo dice un sondaggio commissionato dal quotidiano Haaretz secondo il quale la percentuale è ancora più alta (9 su 10) se si considerano solo i cittadini ebrei e non anche quelli arabi.

Solo 3 israeliani su 10 sarebbero però favorevoli a un intervento via terra, anche in considerazione dei costi umani a cui dovrebbe far fronte l’esercito.

La violenta rappresaglia contro le centinaia di razzi piovuti da Gaza nei giorni precedenti è iniziata mercoledì scorso. Si è ormai concluso il sesto giorno, si continua a parlare con insistenza dei negoziati in corso con la mediazione egiziana per giungere a una tregua, ma intanto le armi non tacciono e cresce il numero delle vittime.

Le cifre di questa nuova vampata di violenza sono solo provvisori: per ora si calcola che un centinaio di palestinesi abbiano perso la vita. Oltre a uomini di punta di Hamas e di altre fazioni in lotta che Israele ha voluto eliminare considerandoli legittimi obiettivi militari, continuano a morire i civili, inclusi anziani e bambini molto piccoli, e quindi certamente inermi.

Da mercoledì scorso sono caduti in territorio israeliano 540 razzi (solo 35 hanno raggiunto aree urbane), altri 320 sono stati intercettati in volo dal sistema di difesa antimissilistica denominato Iron Dome (Cupola di ferro). Tre fin qui i morti, per il resto danni a edifici e abitazioni, molta paura, il ricorrente suono delle sirene d’allarme che urgono a trovare riparo entro pochi secondi nei rifugi o in stanze sicure.

In attesa che siano accolto gli inviti al cessate il fuoco bilaterale che vengono dal segretario generale delle Nazioni Unite, dal presidente statunitense Barack Obama e da altre istanze internazionali, l’operazione Colonna di difesa prosegue ininterrotta con cannoneggiamenti dalle navi da guerra che stazionano al largo di Gaza e con bombardamenti aerei.

Le forze armate israeliane oggi hanno deliberatamente preso di mira un edificio sede di vari organi di informazione e redazioni televisive. L’esercito ha poi dato la sua versione, spiegando anche via Twitter che si trattava in realtà di una base di Hamas sotto copertura e che sono stati uccisi o gravemente feriti i quattro uomini obbiettivo dell’attacco.

Sul terreno fa da contraltare alla prospettiva della tregua il ricorso alle truppe di terra: 30 mila riservisti sono stati mobilitati e sono pronti ad entrare in azione.

Da Gaza giunge intanto la testimonianza del parroco cattolico, l’argentino padre Jorge Hernandez, missionario del Verbo Incarnato, rientrato precipitosamente ieri dal suo Paese dove si trovava per far visita al padre ammalato. Quest’oggi ha spiegato sul sito del patriarcato latino di Gerusalemme che la situazione peggiora di giorno in giorno. «La pressione dei bombardamenti – spiega il parroco – continua notte e giorno, si amplifica sempre più con il perdurare del conflitto. Il rumore assordante delle bombe, l’insicurezza e la paura fanno subire alla gente una tortura, non solo sanguinosa, ma anche crudele e spietata sia sul piano spirituale che psichico».

Da parte sua anche Caritas Jerusalem si mobilita con i mezzi che ha a disposizione. A Radio Vaticana la direttrice Claudette Habesch ha spiegato che l’organizzazione in questo momento «è impegnata a mantenere il contatto con gli ospedali. Abbiamo un centro medico a Gaza, una clinica mobile in grado di raggiungere sei zone diverse di Gaza. Gli ospedali, insieme al nostro centro medico, hanno lanciato un appello per chiedere medicine, disinfettanti perché ci sono centinaia di feriti già ricoverati negli ospedali. Le strutture sono stracolme di feriti, ma noi dobbiamo poter fornire agli ospedali il materiale di cui hanno bisogno. Abbiamo già comprato gran parte dei medicinali necessari che abbiamo potuto trovare a Gaza; nel frattempo abbiamo lanciato un appello d’emergenza a tutta la rete Caritas, affinché si possa continuare a Gaza la nostra importante opera».

Pure Ats-Pro Terra Sancta, l’ong umanitaria della Custodia di Terra Santa, rilancia a tutti i lettori l’appello alla solidarietà concreta verso la comunità cristiana, e la cittadinanza, di Gaza.

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