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Nelle profondità di san Paolo

Daniele Civettini
27 novembre 2012
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Tra le multiformi iniziative sorte a partire dal 2008, in direzione di una maggior conoscenza dell’apostolo Paolo da parte di tutti i fedeli, merita menzione particolare un ciclo di incontri tenuti da Francesco Bargellini. Integrato con note e bibliografia, quel ciclo è poi stato raccolto in questo volume. Si tratta di «alta divulgazione», termine che definisce sia l’intento di raggiungere il numero più vasto possibile di uditori e lettori, sia l’obiettivo di non rinunciare a un approccio scientifico.


«Siamo dunque qui raccolti per interrogarci sul grande Apostolo delle genti. Ci chiediamo non soltanto: Chi era Paolo? Ci chiediamo soprattutto: Chi è Paolo? Che cosa dice a me?», diceva Benedetto XVI nella cerimonia d’apertura ufficiale dell’Anno Paolino (la sera del 28 giugno 2008 nella basilica di San Paolo fuori le Mura).

Tra le multiformi iniziative sorte a partire dal 2008, in direzione di una maggior conoscenza dell’apostolo da parte di tutti i fedeli, merita menzione particolare un ciclo di incontri tenuti da Francesco Bargellini, sacerdote che già aveva collaborato al commento di un’edizione assisiate delle lettere paoline nel 2005 con Bruno Maggioni e Franco Manzi. Quel ciclo di incontri, integrato con note e bibliografia, è poi stato raccolto in un volume, intitolato Paolo. Tra esegesi e spiritualità, edito da Messaggero (Padova) nel 2011. Si tratta di «alta divulgazione», termine che definisce sia l’intento di raggiungere il numero più vasto possibile di uditori e lettori, sia l’obiettivo di non distaccarsi da un approccio scientifico alla figura dell’Apostolo (l’attenzione è qui rivolta soprattutto all’aspetto linguistico) per presentare senza censure le problematiche sorte in ambito specialistico attorno al testo delle lettere e suggerire soluzioni proprie. Presentando il libro, il vescovo (ora emerito) di Novara, mons. Renato Corti, scriveva: «(…) rimango stupito della scienza di questo giovane biblista, sia per la conoscenza diretta dei testi paolini, sia per il confronto costante con numerosissime voci che si sono confrontate con i medesimi testi e la medesima grande personalità di Paolo. Il taglio scientifico di questi capitoli è tuttavia fortemente segnato dalla passione di comunicare le profondità dell’esperienza paolina. È giusto quindi dire che queste pagine sono la tessitura finissima di un discorso spirituale. Emerge a ogni pagina l’intento di coinvolgere il lettore e di offrire un ricco nutrimento per una vita vissuta in Cristo e per Cristo».

E questo è il punto: quanto più le parole di Paolo vengono avvicinate secondo la loro complessità, che riguarda anche l’ineludibile carattere occasionale implicito nel genere delle Epistole, tanto più il messaggio che ne emerge risulta unitario ed universale, in grado dunque di parlare a tutti, capace cioè, proprio come ai tempi dei destinatari delle lettere di duemila anni fa, di investire e guidare autorevolmente anche la situazione specifica, concreta di chi legge e ascolta. Così l’autore, trattando Paolo, non tratta solo Paolo.

Ci sono almeno due excursus ai quali prestare attenzione, uno sul concetto di speranza, così forte nelle lettere paoline, e l’altro sull’invidia, tanto presente nella comunità di Corinto per via dei molti carismi che lo Spirito Santo vi aveva disseminato e per via delle diverse fazioni createsi subito dopo le primissime missioni apostoliche. In entrambi i casi viene svelato lo spessore dei termini inizialmente a prescindere da Paolo, anche tramite la conoscenza profonda della letteratura «profana», segnatamente classica, posta a mo’ di premessa, prima di sviscerare l’originalità con cui il testo sacro vi entra in merito. È come porre di fronte al lettore le stesse problematiche cui poteva imbattersi l’Apostolo nel suo dialogo talvolta drammatico con i suoi figli spirituali, affinché concetti centrali nel cristianesimo di ogni tempo, come preghiera, imitazione, umiltà, conversione, sincerità di parola, grazia e coerenza di vita vengano riscoperti nel loro splendore liberante, sullo sfondo della grande teologia della Croce dell’Apostolo dei gentili.

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