In Medio Oriente i social network continuano a dare voce al rinnovamento politico: in Israele, ad esempio, lo scorso 26 dicembre è nata una pagina Facebook intitolata Real democracy. Funziona come una piazza virtuale in cui israeliani e palestinesi si possano incontrare, i primi «offrendo» la propria disponibilità, i secondi indicando la «richiesta» circa chi votare.
(Milano/c.g.) – In Medio Oriente i social network continuano a dare voce al rinnovamento politico: in Israele, ad esempio, lo scorso 26 dicembre è nata una nuova pagina Facebook, intitolata Real democracy.
Ne riferisce +972 Mag, un blog israeliano di analisi e notizie animato da giornalisti indipendenti.
Real democracy – che in due settimane di vita ha quasi raggiunto mille «mi piace» – rivolge una provocazione inedita agli elettori israeliani: avanza loro, infatti, la richiesta di rinunciare alla preferenza personale alle prossime elezioni parlamentari del 22 gennaio, votando invece secondo l’indicazione dei palestinesi residenti in Cisgiordania. Ovvero dei cittadini che, vivendo in un territorio in larga parte amministrato da Israele, non hanno però alcun diritto di esprimersi sui vari aspetti dell’amministrazione.
La pagina di Real democracy funziona come una piazza virtuale in cui israeliani e palestinesi si possano incontrare; i primi «offrendo» la propria disponibilità, i secondi indicando la «richiesta» circa chi votare. Tramite «Democrazia reale» molti «accordi elettorali» sono già stati siglati.
«Mi chiamo Omar Abu-Rayyan, ho 19 anni e sono uno studente palestinese di Hebron – scrive, ad esempio, uno dei visitatori della pagina –. Tutti i giorni vado all’università, attraversando un check point israeliano. A volte mi lasciano passare, altre no. Non si vive una situazione di pace e sicurezza ad Hebron. Come cittadino palestinese non posso votare per il parlamento israeliano, che decide sull’invio dei soldati ad Hebron. Come palestinese non ho neppure voce alle Nazioni Unite, l’organizzazione che dovrebbe mantenere la “pace e la sicurezza internazionale”. Mi piacerebbe partecipare alla vostra ribellione elettorale, per protestare contro la mancanza di democrazia in Israele e nelle Nazioni unite». «Caro Omar, molte grazie – gli risponde Shmiri Zameret, 28 anni, israeliano di Tel Aviv -. Sarò felice di offrire a te il mio voto».
Gli animatori della pagina Facebook sono attivisti internazionali, israeliani e palestinesi che si sono ispirati ad un’analoga esperienza inglese. In occasione delle elezioni del 2010 in Gran Bretagna, infatti, alcuni attivisti proposero agli elettori, attraverso il sito internet Give your vote, di votare secondo le intenzioni degli immigrati stranieri; cittadini che pur vivendo sull’isola e contribuendo alla sua economia, non avevano diritto di scegliere chi li rappresentasse. In quell’occasione l’iniziativa guadagnò una certa fama tra i media anglosassoni, poiché migliaia di inglesi si offrirono di far sentire, attraverso le urne, la voce di immigrati afghani, bangladesi e ghanesi.