Anche dagli ambienti musulmani del Nord Africa e del Medio Oriente sono giunte prese di posizione sull'elezione di Papa Francesco come successore di Benedetto XVI. Riportiamo le reazioni dell’università sunnita di Al Azhar, al Cairo, della Conferenza della cooperazione islamica e del re di Giordania.
(Milano/c.g.) – «Speriamo in migliori relazioni con il Vaticano dopo l’elezione del nuovo Papa», ha dichiarato Mahmud Azab, consigliere per gli affari interreligiosi di Ahmed al-Tayyeb, imam dell’università di Al Azhar, la massima istituzioni religiosa sunnita del Nord Africa e Medio Oriente. «Non appena sarà chiara una nuova politica, riprenderemo il dialogo interrotto nel settembre 2011». Ciò che aveva indispettito i dirigenti di Al Azhar, due anni fa, fu la legittima richiesta avanzata da parte di Benedetto XVI di protezione delle minoranze religiose, dopo che un attentato a una chiesa di Alessandria d’Egitto, a Capodanno 2011, aveva causato 23 vittime innocenti. Secondo la comunità copta, d’altra parte, non sembra che in Egitto negli ultimi due anni di rivoluzione, si siano registrati miglioramenti significativi nel rispetto dei diritti dei copti.
Anche l’Organizzazione della cooperazione islamica, alla quale aderiscono 57 Paesi musulmani, ha manifestato la speranza che siano possibili rapporti migliori con la Santa Sede. Il segretario generale dell’Organizzazione, Ekmeleddin Ihsanoglu, congratulandosi con il nuovo Papa si è augurato che le relazioni tra Islam e cristianità possano «riacquistare cordialità e sincera amicizia».
Abdullah II, re di Giordania, ha espresso in un telegramma le sue congratulazioni augurando a Bergoglio «il successo nell’accrescere i valori di tolleranza e coesistenza e nel difendere i diritti umani, la pace, la libertà e la giustizia». Il saluto del monarca giordano ha un valore tutto particolare per l’importanza che la Casa reale ashemita ha nel dialogo interreligioso. Nel settembre 2006, un discorso di papa Benedetto XVI su fede e ragione, pronunciato all’università di Ratisbona, provocò violente reazioni del mondo musulmano. In un momento di grande crisi, esattamente un anno dopo, il gesto che favorì con decisione il dialogo fu un’iniziativa sbocciata proprio da Amman: 138 intellettuali e religiosi islamici guidati dal principe Ghazi di Giordania, scrissero una lettera indirizzata al Papa e ai capi della cristianità dal titolo: Una parola comune tra noi e voi, riconoscendo che questa parola alla base delle due grandi religioni è l’«amore» verso Dio e verso i fratelli.
Dai successivi proficui contatti tra le delegazioni nacque il Forum Cattolico Islamico, importante luogo di confronto tra delegati di religioni diverse.