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L’incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il presidente israeliano Shimon Peres

Edward Pentin
1 maggio 2013
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L’incontro in Vaticano tra Papa Francesco e il presidente israeliano Shimon Peres
Papa Francesco accoglie in Vaticano il presidente Shimon Peres il 30 aprile 2013. (foto: Kobi Gideon/Gpo-Flash90)

La mattina del 30 aprile in Vaticano Papa Francesco e il presidente israeliano Shimon Peres si sono intrattenuti in cordiali colloqui, durante i quali entrambi hanno espresso la speranza di una «rapida ripresa» dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Peres ha anche invitato ufficialmente il Papa a recarsi in Israele molto presto. Il viaggio del Papa, secondo il presidente, potrebbe ridare slancio alla ricerca della pace.


(Roma) – La mattina del 30 aprile in Vaticano Papa Francesco e il presidente israeliano Shimon Peres si sono intrattenuti in cordiali colloqui, durante i quali entrambi hanno espresso la speranza di una «rapida ripresa» dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi.

Peres ha anche invitato ufficialmente il Papa a recarsi in Israele, augurandosi che la visita possa avvenire presto. Una dichiarazione della sala stampa vaticana dice che i due leader hanno discusso della situazione sociale e politica in Terra Santa e messo in comune le loro speranze per «decisioni coraggiose» e «sostegno della comunità internazionale», così che si possa giungere a un accordo di pace tra israeliani e palestinesi.

Un accordo, hanno sottolineato il Papa e il suo ospite, che deve rispettare «le legittime aspirazioni dei due popoli, portando così un contributo decisivo alla pace e alla stabilità della regione». «Non è mancato – continua il comunicato vaticano – un riferimento all’importante questione della Città di Gerusalemme» e «si è manifestata particolare preoccupazione per il conflitto che affligge la Siria».

Durante i colloqui «sono state affrontate anche alcune questioni riguardanti i rapporti tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede e tra le autorità statali e le comunità cattoliche locali».

Non è escluso, anche se non è dato saperlo, che abbia fatto capolino il tema della sentenza emessa la scorsa settimana dai magistrati di Tel Aviv in merito al controverso muro di separazione israeliano che per un tratto taglierà in due anche la collina di Cremisan – alle porte di Betlemme – passando su terreni che appartengono anche ai salesiani e alle salesiane oltre che su poderi appartenenti agli abitanti palestinesi dei vicini villaggi.

L’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa – con una dichiarazione firmata dal suo presidente, il patriarca latino di Gerusalemme mons. Fouad Twal – proprio il 30 aprile ha espresso delusione per la sentenza su Cremisan, che considera una decisione ingiusta. I responsabili delle comunità cattoliche osservano: «Ricordiamo a coloro che prendono le decisioni in Israele che l’espropriazione dei terreni non aiuta la causa della pace e non rafforza la posizione dei moderati».

Durante la visita di Peres alla Santa Sede, sono stati apprezzati «i notevoli progressi fatti dalla Commissione bilaterale di lavoro, impegnata nell’elaborazione di un Accordo su questioni di comune interesse, per il quale si auspica una pronta conclusione».

Il comunicato da parte israeliana sull’udienza papale concessa a Peres, dice che il presidente ha spiegato al Pontefice che il Medio Oriente «si sta disintegrando» e che il Santo Padre può giocare «un ruolo importante» per portare pace nella regione e nel mondo intero.

Secondo Peres il Medio Oriente si trova a fronteggiare «un pericolo esistenziale» e a fare i conti con problemi quali «la grave carenza di occupazione, di cibo e di acqua». Problemi che, secondo Peres vanno risolti, altrimenti «la violenza e il terrorismo conquisteranno uno spazio centrale, soprattutto se armi molto pericolose dovessero finire nelle mani degli estremisti».

Peres ha anche evocato il programma nucleare iraniano e l’«enorme quantità di armi chimiche» in Siria, dicendo che «bisogna impedire all’Iran di dotarsi di armamenti atomici e che le armi chimiche siriane non devono cadere in mani irresponsabili».

Dopo aver salutato con favore il recente incontro a Washington tra il segretario di Stato Usa John Kerry e i ministri degli Esteri della Lega araba, Peres ha anche espresso la speranza che possano riprendere presto i colloqui israelo-palestinesi con il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen), che considera un «partner sincero per la pace».

Sempre secondo il resoconto israeliano, Papa Francesco avrebbe suggerito di dar vita a un incontro di speranza con i capi delle fedi di tutto il mondo per prendere le distanze da violenza e terrorismo. Il Papa ha anche riaffermato la condanna contro l’antisemitismo, dicendo che va contro il bagaglio di fede del cristianesimo e che «va contrastato in ogni Paese del mondo e in ogni angolo del pianeta».

Shimon Peres ha elogiato Papa Francesco per il suo esempio, la sua umiltà e la sua ricerca della pace. «Purtroppo – ha detto il presidente israeliano – ci sono molti leader religiosi in Medio Oriente e in giro per il mondo che appoggiano il terrorismo e lo spargimento di sangue e lo fanno in nome di Dio. Tutti noi abbiamo l’obbligo di alzarci in piedi e dire a voce alta che il Signore non ha dato ad alcuno l’autorità di uccidere e di versare sangue».

Prima di congedarsi, Shimon Peres ha detto al Pontefice: «La aspetto a Gerusalemme e non solo io, ma tutto il popolo di Israele. Più presto lei verrà e meglio sarà. La sua presenza potrebbe contribuire in modo significativo a rilanciare la fiducia nella pace».

Parlando ai giornalisti al termine dell’udienza il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha osservato che il Papa «sarebbe felice di andare in Terra Santa», ma ha aggiunto che al momento non c’è ancora nulla di concreto. La settimana scorsa, padre Lombardi aveva detto ai media di non aspettarsi per quest’anno altri viaggi all’estero oltre a quello previsto in luglio a Rio de Janeiro (Brasile) in occasione della Giornata mondiale della gioventù.

L’invito di Peres al Papa perché si rechi in Israele arriva poche settimane dopo che il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha personalmente proposto a Bergoglio di visitare insieme Gerusalemme. Il patriarca ha suggerito di incontrarsi nella Città Santa per commemorare il cinquantesimo anniversario dell’incontro tra il suo predecessore Atenagora e papa Paolo VI nel 1964.

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