Negli ultimi cinque anni non si era mai visto tanto sangue scorrere in Iraq. Secondo la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (Unami), lo scorso aprile è stato il mese peggiore per numero di morti dal giugno 2008: sarebbero state 712 le persone uccise e 1.633 quelle ferite in azioni di terrorismo.
(Milano/c.g.) – Negli ultimi cinque anni non si era mai visto tanto sangue scorrere in Iraq. Secondo la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Iraq (Unami), lo scorso aprile è stato il mese peggiore per numero di morti dal giugno 2008: sarebbero state 712 le persone uccise e 1.633 quelle ferite in azioni di terrorismo. In particolare tra i civili si contano 595 morti e 1.438 feriti. Le azioni di terrorismo si sono concentrate nel governatorato della capitale, Bagdhad, seguito per numero di vittime dalle città di Diyala, Salahuddin, Kirkuk, Ninewa e Anba.
Nonostante siano passati dieci anni dall’invasione militare guidata dagli Stari Uniti, l’Iraq non ha pace e gli attacchi suicidi si moltiplicano.
Le azioni criminali sono da attribuirsi agli islamisti dell’organizzazione terroristica al Qaeda. Nell’ultimo anno le esplosioni che portano la loro firma sembrano finalizzate ad esacerbare l’odio tra la componente sciita (maggioritaria) e quella sunnita (in cui si riconosce al Qaeda) della società irachena. Le azioni più devastanti ad aprile sono avvenute in concomitanza con le elezioni provinciali, considerate uno dei più importanti appuntamenti politici per il Paese. Il 18 aprile un terrorista si è fatto esplodere in un locale di Baghdad frequentato soprattutto da giovani, causando 27 morti e dozzine di feriti. La strage è avvenuta due giorni prima delle elezioni. Nei giorni precedenti, però, erano stati almeno 14 i candidati delle elezioni vittime dei terroristi; e una sequenza di auto-bomba aveva causato almeno 55 morti in diverse località del Paese.
Secondo gli esperti di sicurezza, l’aumento delle attività terroristiche in Iraq da parte di al Qaeda dipende anche dall’infiammarsi della vicina guerra in Siria, dove in media si contano circa 3 mila morti al mese. Negli ultimi mesi hanno varcato i confini siriani, infatti, migliaia di militanti di Paesi diversi che confluiscono per combattere il regime di Bashar al Assad. Un importante gruppo di ribelli, denominato al Nusra, ha recentemente dichiarato di essere una affiliazione della branca irachena di al Qaeda e di lavorare in Siria per la creazione di uno Stato islamico sunnita.
Il rapporto dell’Unami è basato sulla raccolta e sul confronto di fonti diverse: le testimonianze dei feriti e quelle dei parenti delle vittime, del personale sanitario e delle autorità civili e religiose. Vengono inoltre considerati di dati forniti dagli uffici delle Nazioni Unite e delle ong attive in Iraq. Il rapporto avverte che comunque i dati sono incompleti perché quando non si ottengono sufficienti conferme delle precise conseguenze di un determinato episodio di violenza, questo viene prudenzialmente escluso dalle statistiche.