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Dieci milioni all’anno di turisti in Israele di qui a un decennio?

Terrasanta.net
4 giugno 2013
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Dieci milioni all’anno di turisti in Israele di qui a un decennio?
Turisti sul tetto della yeshiva Aish Hatorah nel quartiere ebraico della città vecchia di Gerusalemme (foto: Zuzana Janku/Flash90)

Superare quota 10 milioni di turisti all’anno entro un decennio. È l’obiettivo proposto ad Israele dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Una meta ambiziosa se si considera quanto l’instabilità politica e sociale possa influire sull’andamento dei flussi turistici. Oggi il comparto turistico contribuisce per il 2,3 per cento al pil israeliano.


(Gerusalemme/c.d.) – Superare quota 10 milioni di turisti all’anno entro un decennio. È l’obiettivo proposto ad Israele dal primo ministro Benjamin Netanyahu. Una meta ambiziosa se si considera quanto l’instabilità politica e sociale possa influire sull’andamento dei flussi turistici.

«Negli ultimi anni – ha detto il premier israeliano nel corso della Seconda conferenza internazionale di Gerusalemme sul turismo – abbiamo raddoppiato il numero dei turisti in arrivo: erano 1 milione e mezzo e siamo arrivati a 3 milioni ogni anno. Vogliamo raddoppiare ancora e continuare a crescere».

L’intento del governo è chiaro: sviluppare il settore del turismo che al momento non rappresenta che il 2,3 per cento del prodotto interno lordo, contro il 6 per cento che è il tasso medio in Europa. La dichiarazione fa seguito all’annuncio, nello scorso aprile, della parziale liberalizzazione del traffico aereo, al fine di far diminuire il prezzo dei voli verso Israele, e il recente passo indietro del governo rispetto al proposito di far pagare l’imposta sul valore aggiunto anche ai turisti stranieri.

A margine della conferenza, il ministro del Turismo, Uzi Landau, ha dichiarato al giornale israeliano Israel Hayom la sua intenzione di «dare priorità alle decine di milioni di cristiani evangelici degli Stati Uniti e alla Cina, con la sua popolazione che rappresenta un enorme bacino su cui puntare».

Al giornale il ministro ha spiegato il potenziale di crescita che il turismo rappresenta per Israele, se si considerano i dati riguardanti i Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). «In Europa – dice Landau – il 6 per cento del prodotto interno lordo è generato dal turismo internazionale. In certi Paesi si arriva al 9 per cento. In Israele siamo solo al 2,3». Attestarsi al livello medio con un incremento di 4 punti percentuali sembra una meta possibile, soprattutto considerando che vi sono altri Paesi dell’area con flussi d’arrivi significativi: tanto l’Egitto quanto la Grecia ricevono ogni anno 11 milioni di turisti, la vicina Giordania 4 milioni.

La conferenza internazionale sul turismo promossa il 28-29 maggio a Gerusalemme ha riunito operatori del settore israeliani e stranieri, che si sono confrontati sulle innovazioni che permettono di promuovere il turismo in Israele.

Tra gli sponsor dell’iniziativa, accanto a quelli del ministero degli Esteri israeliano e della municipalità di Gerusalemme, campeggiavano anche i loghi delle compagnie di bandiera turca e giordana: la Turkish Airlines e la Royal Jordan. Il fatto che la conferenza si svolgesse a Gerusalemme, città che Turchia e Giordania considerano (almeno parzialmente) sotto occupazione, ha suscitato malumori nell’opinione pubblica dei due Paesi.

Davanti alle proteste espresse da molti utenti anche via Twitter, la Royal Jordan ha voluto spiegare in un comunicato stampa che il suo logo era stato impiegato a sua insaputa e che gli organizzatori della conferenza avevano presentato le proprie scuse. Non è dato sapere fino a che punto la spiegazione sia risultata convincente.

 

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