Sembra un paradosso. Che bisogno c’è, nel Paese della Bibbia, di impegnarsi a diffondere la Sacra Scrittura? Capita invece che, proprio in Terra Santa, ci siano ancora molte persone che non conoscono o non hanno possibilità di avere a disposizione, nella propria lingua, il libro sacro per cristiani ed ebrei. Una lacuna che i salesiani di Beit Gemal, tra gli altri, da decenni si stanno impegnando a colmare offrendo a tutti coloro che ne hanno bisogno bibbie nelle più disparate lingue.
La storia merita una breve spiegazione. Presso il santuario di Santo Stefano, poco frequentato dai pellegrini ma molto visitato dagli israeliani (vi si fa memoria anche del rabbino Gamaliele, che – come raccontato negli Atti – intervenne in favore degli apostoli durante il processo nel Sinedrio) i padri salesiani sono una presenza dialogante con il mondo ebraico. Risultato? Nel solo 2012 (ma questa opera dura da quasi un trentennio) sono state reperite, grazie a benefattori, e distribuite, migliaia di bibbie e vangeli in lingua russa (oggi in Israele è circa 1 milione la popolazione proveniente dai Paesi dell’ex-Urss), in lingua ebraica, in inglese, arabo, tagalog (una delle lingue più parlate nelle Filippine), yiddish, romeno e perfino cinese.
A cura del vicariato ebreofono è in corso la traduzione in lingua ebraica del Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica che, a detta dei padri di Beit Gemal, aiuterebbe tanti ebrei a conoscere senza barriere i cardini della fede in Gesù Cristo. E dalla Terra Santa arriva anche una richiesta d’aiuto: diffondere la Parola di Dio tra tutte le genti è la prima e la più importante delle forme di missionarietà.