Si è chiusa il 14 luglio a Parigi la mostra Il Tesoro del Santo Sepolcro. Soddisfatti gli organizzatori, per il grande interesse riscontrato tra il pubblico. Ne parliamo con Béatrix Saule, direttrice del museo del Castello di Versailles, che dice: «L'evento è andato ben oltre le aspettative. In tre mesi ha attirato 200 mila visitatori».
(Gerusalemme) – «La mostra è andata ben oltre le aspettative. Le Trésor du Saint-Sépulcre, in tre mesi, ha attirato a Parigi 200 mila visitatori, da tutta la Francia, ma anche dall’Italia, dalla Germania, dall’Inghilterra; e chiaramente anche da Gerusalemme». A parlare è Béatrix Saule, direttore generale del museo del Castello di Versailles, giunta a Gerusalemme per portare a termine la fase conclusiva di quella che definisce «una meravigliosa avventura».
Sono tornati infatti in questi giorni al convento della Custodia a San Salvatore i preziosissimi oggetti che dal 16 aprile al 14 luglio hanno affascinato Parigi e l’intera Europa. L’équipe coordinata dalla signora Saule e da fra Stéphane Milovitch, incaricato della mostra per la Custodia di Terra Santa, si è occupata di riporre ogni oggetto al proprio posto, in attesa dell’apertura del Terra Sancta Museum. Nel 2015 infatti, secondo le previsioni, il Tesoro del Santo Sepolcro tornerà a essere nuovamente esposto, ad incantare le migliaia di visitatori che ogni anno passano per Gerusalemme. Tornerà a raccontare i secoli di storia dei francescani in Terra Santa.
«Si tratta davvero di un tesoro di inestimabile valore», afferma la Saule, che per lavoro ha quotidianamente tra le mani capolavori e di certo non si lascia impressionare molto facilmente. «Una serie di pezzi unici, non solo e non tanto per la bellezza con cui sono realizzati, ma per il valore storico che detengono. Un esempio? Il quadro d’argento sulla Risurrezione, di lavorazione napoletana finissima, è in assoluto l’unico esempio conosciuto di tale valore artistico. Oppure i paramenti liturgici in filo d’oro e d’argento: in Francia e nel resto d’Europa andarono tutti distrutti durante le guerre, o furono fusi per recuperare l’oro, qui sono tuttora utilizzati per le celebrazioni al Santo Sepolcro, e sono di una bellezza impressionante». Prima di sapere che tesori di questo calibro erano conservati a Gerusalemme, gli storici dell’arte e i direttori dei più grandi musei d’Europa li conoscevano e li potevano studiare solo dagli archivi.
L’esposizione di Parigi è stata l’occasione per condurre per la prima volta uno studio approfondito su questi oggetti, e una vera e propria campagna di restauro per molti di loro. Ogni pezzo ha una storia particolare, che è stata indagata, ricostruita, rimessa in luce. Anche se rimangono ancora tante domande aperte, e ci sarà molto lavoro da continuare in questa direzione.
Sono oggetti che narrano di doni di monarchi e case reali, traversie storiche – «si pensi ai viaggi che questi capolavori anche di grandi dimensioni facevano per arrivare fino a Gerusalemme» -, e delle relazioni che la Custodia intratteneva con gli Stati europei. La loro bellezza e le loro storie avevano sorpreso e affascinato Beatrix Saule già dalle prime visite nelle sacrestie di Gerusalemme e di altri Luoghi Santi, dove questi tesori sono custoditi da secoli. «Ma – osserva – in quanto direttrice di un museo, so benissimo che anche l’esposizione dei pezzi è fondamentale, perché vengano apprezzati appieno e mettano in risalto tutto il loro valore. Per questo abbiamo studiato con grande precisione ogni singolo dettaglio espositivo, e alla fine il risultato è stato grandioso».
Il successo che ha riscosso un’esposizione di questo genere non era scontato, nonostante il valore storico e artistico dei pezzi. «Il tema religioso – continua Béatrix Saule – non è facile da trattare, soprattutto nella Francia secolarizzata di oggi. Per questo sono molto contenta di aver portato un tema religioso a Versailles, e che questo sia stato apprezzato per come meritava». A visitare la mostra «Il Tesoro del Santo Sepolcro» sono accorsi moltissimi religiosi, ovviamente. Dopo fra Pizzaballa e la delegazione della Custodia di Terra Santa, non sono mancati – per fare qualche esempio – una delegazione del Vaticano, il patriarca latino di Gerusalemme mons. Fouad Twal, oltre a tanti seminaristi e diverse congregazioni religiose da vari Paesi. Ma il tema ha destato l’interesse anche di numerosi storici dell’arte. A testimonianza del fatto che quello esposto a Parigi è veramente un patrimonio dell’umanità.
«Per questo – conclude la direttrice di Versailles – sono certa che quando verrà esposto qui a Gerusalemme, nel suo ambito naturale, questo patrimonio storico e artistico sarà apprezzato da tutti, locali e internazionali, e non soltanto dai cristiani o dagli appassionati di Terra Santa. Io certamente verrò a visitarlo con grande piacere».
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(È possibile seguire l’evoluzione del progetto Terra Sancta Museum sul sito Internet dedicato)