Si avvicina per me il giorno della Professione Solenne. Il nome dell’evento spaventa un po’ e sembra far uso di un lessico di altri tempi. Proviamo a tradurlo in termini più semplici: diciamo che sarà il momento in cui questi giovani diranno definitivamente «sì» ad una pazzia immensa, che il mondo di oggi fa fatica a comprendere. La professione solenne o i voti definitivi, sono il momento più importante nella vita di un frate, come il matrimonio per una coppia di giovani sposi, che dopo alcuni anni di fidanzamento, tra timori e preoccupazioni decidono di dirsi «sì» per tutta la vita. Ecco cosa c’è di pazzo, di apparentemente incomprensibile: il fatto che un giovane decida di dedicare tutta la sua vita al Signore, per sempre, non per un periodo.
Mi tornano alle mente le parole di Papa Francesco, quando si rivolse ai giovani seminaristi e religiosi parlando della cultura del «provvisorio»: «Una volta ho sentito un bravo seminarista, che diceva che voleva servire Cristo, ma solo per dieci anni, e poi avrebbe pensato di iniziare un’altra vita… Questo è pericoloso! Ma sentite bene: tutti noi siamo sotto la pressione di questa cultura del provvisorio; e questo è pericoloso, perché uno non gioca la vita una volta per sempre. “Io mi sposo fino a che dura l’amore; io mi faccio suora, ma per un un po’ di tempo, e poi vedrò; io mi faccio seminarista per farmi prete, ma non so come finirà la storia”. Questo non va con Gesù! Io non rimprovero voi, rimprovero questa cultura del provvisorio, che ci bastona tutti, perché non ci fa bene: perché una scelta definitiva oggi è molto difficile. Ai miei tempi era più facile, perché la cultura favoriva una scelta definitiva sia per la vita matrimoniale, sia per la vita consacrata o la vita sacerdotale. Ma in questa epoca non è facile una scelta definitiva. Noi siamo vittime di questa cultura del provvisorio».
Tuttavia si trovano ancora alcuni pazzi di Dio che scelgono di donarsi al suo servizio e a quello dei fratelli per sempre. È quello che accadrà a Gerusalemme nella valle del Cedron, nella basilica del Getsemani. La chiesa è stata scelta per il grande significato spirituale che custodisce, è il luogo dell’obbedienza perfetta. È lì che si consumò il dramma più profondo per Gesù e dove la sua umanità brillò di sublime bellezza. Dinanzi al buio della morte e del dolore, Cristo ebbe paura, angosciato e abbattuto fino a sudare sangue, chiese al Padre se fosse possibile che il calice della passione potesse essere allontanato da lui; ma ogni suo turbamento trovò risposta e consolazione nell’affidamento totale alla volontà di Dio: «Sia fatta la tua volontà, non la mia». Saremo in cinque, di diverse nazionalità: Ulise dall’Argentina, Luai dalla Giordania, Tony dal Libano, Tomasz dalla Polonia ed io italiano. Un gruppo variegato che è l’immagine di una fraternità internazionale dai mille volti e dalle tante culture quale è la Custodia di Terra Santa. Dopo un lungo percorso di preparazione, anni di vita comune che ci hanno aiutato a discernere questa forma di vita, diremo il nostro «sì» definitivo. Non saremo soli, invocheremo tutti i santi del cielo e i loro nomi saranno cantati mentre saremo prostrati a terra a formare con i nostri corpi cinque croci, vicinissimi alla pietra sulla quale Gesù, in intensa preghiera, si fece obbediente e umile. Le parole che pronunceremo a conclusione della nostra professione sono bellissime: «Mi affido con tutto il cuore a questa fraternità perché, mediante l’efficace azione dello Spirito Santo, l’esempio di Maria Immacolata, l’intercessione del nostro Padre san Francesco e di tutti i Santi e il vostro fraterno aiuto, possiamo raggiungere la perfezione della carità nel servizio di Dio, della Chiesa e degli uomini».
Per molti nel mondo, noi in quel giorno daremo la nostra vita per una ditta che fallisce, ma la daremo ugualmente. Anche se la Chiesa appare veramente come una ditta in fallimento, siamo certi che l’amore dura e durerà per sempre. Dio non fallisce e non abbandonerà mai la sua Chiesa, né i suoi figli. Durante gli anni della nostra formazione abbiamo sperimentato quanto sia grande la grazia che ci ha riservato e con il nostro sì vogliamo semplicemente dire il nostro grazie.
Concludo con le parole della preghiera di consacrazione che saranno pronunciate quella sera: «Infondi in loro lo Spirito di Santità, perché quello che oggi, per tuo dono lieto e gioioso, hanno promesso, possano osservarlo con santa operosità fino alla morte. Nulla antepongano all’obbedienza caritativa, sempre amino e osservino nostra signora la santa povertà; coltivino la pura semplicità e non estinguano lo spirito della santa orazione e devozione. Umili e pazienti nella persecuzione e nell’infermità, amino quelli che li perseguitano, riprendono e calunniano. La loro vita a te consacrata edifichi la Chiesa, promuova la salvezza del mondo e appaia come segno luminoso dei beni futuri. Sii tu per loro, Padre santo, il sostegno e la guida…».