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Paolo VI in Terra Santa, nei ricordi di un testimone milanese

Carlo Giorgi
13 novembre 2013
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Paolo VI in Terra Santa, nei ricordi di un testimone milanese
Paolo VI sosta con il seguito sulla riva del lago di Tiberiade a Tabgha.

Nel capoluogo lombardo il 15 novembre si celebra un convegno per ricordare il pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa, avvenuto 50 anni fa, dal 4 al 6 gennaio 1964. Il viaggio di Paolo VI in Terra Santa fu di certo un evento storico. Abbiamo raccolto la testimonianza di un sacerdote milanese che in quei giorni si fece pellegrino col Papa.


(Milano) – Nel capoluogo lombardo venerdì 15 novembre, presso l’auditorium San Fedele, si celebra un convegno per ricordare il pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa, avvenuto 50 anni fa, dal 4 al 6 gennaio 1964. Un’occasione voluta dall’arcidiocesi di Milano e dalla Custodia di Terra Santa a cui partecipano tra gli altri il cardinale Angelo Scola e il vicario custodiale, fra Dobromir Jasztal. Nel corso della serata viene presentato anche un documentario d’epoca, girato da una troupe della Custodia nei giorni del pellegrinaggio papale e restaurato per l’occasione.

Il viaggio di Paolo VI in Terra Santa fu di certo un evento storico: mai un pontefice, dai tempi di san Pietro, era tornato a visitare i luoghi della vita, morte e risurrezione di Gesù. Un gesto dal grande valore spirituale e simbolico che, dopo Montini, si è imposto nell’agenda papale ed è stato ripetuto da Giovanni Paolo II (2000), Benedetto XVI (2009) e, forse, nella prossima primavera, anche da Papa Francesco.

«La cosa più impressionante per me era vedere come il Papa fosse in mezzo a quella gente, accolto dai cristiani, ma anche da ebrei e musulmani; quasi schiacciato da tutte queste persone…». Don Giovanni Maculan oggi è un anziano sacerdote della diocesi di Milano. Nel ‘64 era un giovane prete ed ebbe il privilegio di seguire il Papa a Gerusalemme, assieme a una comitiva di pellegrini ambrosiani. «Il viaggio – racconta don Giovanni – era stato tenuto segreto per motivi diplomatici e organizzativi fino a poche settimane prima della partenza. Io riuscii ad andare all’ultimo momento, grazie alla generosità di due benefattori. Ricordo che il Papa avrebbe dovuto atterrare ad Amman ma c’era molta nebbia, tanto che durante il volo si era deciso di dirottarlo su Beirut. Ma lui insistette, chiese di tentare comunque l’atterraggio e la nebbia all’ultimo minuto scomparve».

Sono tanti i ricordi scolpiti ancora nella memoria del sacerdote: «Una cosa che ricordo è Gerusalemme, divisa in due dal filo spinato (Gerusalemme vecchia nel ’64 era ancora amministrata dalla Giordania – ndr). Quando siamo passati nella parte israeliana, alla fine del viaggio, non siamo più tornati indietro. Infatti, all’andata siamo atterrati ad Amman, mentre al ritorno siamo ripartiti da Gerusalemme. Ricordo che ebbi modo di celebrare l’eucarestia con Paolo VI nella basilica del Getsemani, con molta semplicità». Tra i momenti più emozionanti, la visita di Montini al Santo Sepolcro, raggiunto a piedi percorrendo la Via Dolorosa: «Alla porta di Damasco si creò una grande ressa, molto pericolosa, tanto che io mi salvai fortunosamente, allontanandomi appena in tempo – racconta don Giovanni –. Il Papa, di fatto, venne sospinto dalla calca fino al Santo Sepolcro. Il seguito papale venne disperso: monsignor Pasquale Macchi, il segretario del Papa, perse gli occhiali. Monsignor Angelo Dell’acqua riparò in una bottega araba gridando: “Salvate sua eminenza il cardinale Cicognani!”. Il cardinale Eugène Tisserant cercava invano di ripararsi il capo dai colpi di frustino dei soldati beduini, che tentavano disordinatamente di riportare la calma… Paolo VI ad un certo punto del percorso, alla sesta stazione della Via Crucis, anche per trovare riparo, decise di entrare presso le Piccole sorelle di Charles de Foucauld, che furono molto sorprese di questa visita inattesa. Lui disse: “Entro in questa casa per pregare con voi, come un padre”. Poco dopo uscì e continuò a farsi trasportare dalla folla…».

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