È stato presentato ieri alla stampa il messaggio di Natale del 2013 del patriarca latino di Gerusalemme. Scrive mons. Fouad Twal, guardando agli orizzonti di tutta la regione: «È proprio da qui, nel mezzo dei conflitti e della violenza che stanno lacerando il nostro Medio Oriente, che si diffonde la tenerezza del mistero del Natale».
(Gerusalemme/m.a.b.) – «È proprio da qui, nel mezzo dei conflitti e della violenza che stanno lacerando il nostro Medio Oriente, che si diffonde la tenerezza del mistero del Natale». Già nell’esordio del suo consueto messaggio di Natale, il patriarca latino di Gerusalemme – la cui giurisdizione canonica si estende su Israele, Giordania, Territori Palestinesi e isola di Cipro – colloca il patriarcato nella cornice dell’intera regione mediorientale, soffermandosi in particolare sulla situazione in Siria, ma senza dimenticare l’Egitto e la Libia.
Questo è certamente uno dei frutti dell’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, convocata in Vaticano nell’ottobre 2010 da Benedetto XVI. I capi delle varie comunità cattoliche in Terra Santa condividono sempre di più le preoccupazioni comuni, così come la sfida di trovarsi a vivere, insieme con i patriarchi e vescovi delle altre confessioni cristiane, le realtà di un cristianesimo d’espressione araba nato in Medio Oriente ma che ora lotta per la propria sopravvivenza.
Evocando la visita di Papa Francesco prevista nel maggio prossimo (anche se non c’è ancora alcun annuncio ufficiale – ndr), il patriarca ha citato con piacere le parole pronunciate dal Papa il 21 novembre per esprimere la sua «grande preoccupazione» e chiedere «di non rassegnarsi a un Oriente senza cristiani».
Sono numerosi i fattori che spingono i cristiani della regione ad emigrare, e ciò rende sempre più necessario per le Chiese una più grande unità nel vivere la fede e nel leggere la situazione politica della regione. In questo quadro i cristiani cercano di preservare o realizzare quegli equilibri che possano favorire la giustizia per tutti e il riconoscimento della legittima convivenza di diverse comunità umane nella regione. In proposito, mons. Twal ha voluto ricordare il simposio sulle sfide per i cristiani in Medio Oriente svoltosi ad Amman ai primi di settembre per iniziativa del re di Giordania. Un evento durante il quale «più di 70 patriarchi e capi delle comunità cristiane della regione hanno discusso sulle conseguenze della Primavera araba anche sulle comunità cristiane e hanno avuto il coraggio di parlare di una necessari a modifica della Costituzione nei Paesi arabi, in modo che i cristiani possano sentirsi a casa come tutti gli altri cittadini, con tutti i diritti e i doveri inerenti, tra cui la libertà religiosa».
È per questo che nel suo messaggio di Natale il patriarca non si è limitato al campo spirituale, ma ha insistito sulla necessità di raggiungere la pace in Siria e tra israeliani e palestinesi. Menzionando i negoziati di carattere economico tra la Santa Sede e Israele, mons. Twal ha osservato: «Noi non vogliamo in alcun modo che questi accordi abbiano un’implicazione politica che cambi lo status di Gerusalemme Est, occupata nel 1967».
Al termine della conferenza stampa svoltasi nella mattinata del 18 dicembre per la presentazione del messaggio, il patriarca ha conversato brevemente con Terrasanta.net annotando che questo allargamento della sollecitudine della diocesi verso i Paesi circostanti è effettivamente frutto del Sinodo, ma si inscrive anche nella natura stessa della specificità di Gerusalemme: «Questa città ha una dimensione mondiale. Gerusalemme non è per noi soli e noi non siamo solo per Gerusalemme. Questa è la Chiesa madre, e tutte le altre Chiese sono sorelle di Gerusalemme. Il fatto d’avere un consiglio dei patriarchi di tutto il Medio Oriente, del quale siamo membri, e l’avere una conferenza episcopale dei vescovi latini di tutto il Medio Oriente fa sì che noi non possiamo respirare senza i due polmoni della Chiesa universale. Gerusalemme ha in sé una dimensione mondiale, ecumenica e interreligiosa». Monsignor Giacinto Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare e vicario patriarcale per Israele, facendo riferimento a un passaggio (il numero 234) dell’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium, soggiunge: «Se si vuole costruire la pace, bisogna rimettere il particolare dentro l’universale. La nostra diocesi deve quindi trovare le sue risposte in quel quadro molto più ampio che è il Medio Oriente, i Paesi arabi e il mondo intero».
Il messaggio natalizio del patriarca ribadisce che «il conflitto israelo-palestinese rimane decisivo nella regione, costituendo un grave ostacolo alla stabilità del Medio Oriente». Monsignor Twal precisa a Terrasanta.net: «Considerato che questo conflitto ha una dimensione religiosa e che Gerusalemme è città santa per i cristiani, i musulmani e gli ebrei e tenuto conto dei molti profughi palestinesi che si trovano in Libano, Giordania, Siria ecc. la pace a Gerusalemme è una chiava per la pace di tutto il Medio Oriente.
(Clicca qui per leggere la versione integrale del messaggio natalizio del patriarca)