Una mostra per ricordare i frutti positivi della «rivoluzione» egiziana del 2011. Si intitola Quando i valori prendono la vita la serie di pannelli allestita presso l’Università Cattolica di Milano dal 25 al 29 marzo. È un’iniziativa del gruppo Swap, formato da studenti dell’ateneo cattolico di religione cristiana e musulmana e in gran parte di origine egiziana.
(Milano) – Una mostra per ricordare, nonostante tutto, i frutti positivi della «rivoluzione» egiziana del 2011. Si intitola Quando i valori prendono la vita la serie di pannelli allestita presso l’Università Cattolica di Milano, cortile Leone XIII, dal 25 al 29 marzo. L’iniziativa è stata realizzata dal gruppo Swap (Share With All People, «Condividere con tutti»), 30 studenti dell’ateneo cattolico di religione cristiana e musulmana, in gran parte di origine egiziana. «Quando lo scorso agosto, dopo l’arresto del presidente Mohammed Morsi, ci è giunta la notizia dei violenti attacchi contro decine di chiese in Egitto, abbiamo deciso di fare qualcosa – racconta Randa Ziad, una delle studentesse di Swap -. Nel corso dei mesi successivi abbiamo messo a fuoco quale fosse la nostra più profonda esigenza: quella di sottolineare i frutti buoni della rivoluzione, al di là di ogni stereotipo, ideologia e pregiudizio, più che denunciarne ancora una volta i frutti cattivi».
La mostra di Swap – una trentina di pannelli – è articolata in varie sezioni: la prima parte è dedicata ai graffiti che, dopo lo scoppio della rivoluzione, iniziarono a decorare i muri del Cairo. Grandi murales, immagini sognanti e creative, frutto dell’arte e dell’ispirazione dei giovani, quadri urbani che hanno il merito di fare memoria delle ingiustizie del regime e del sacrificio di coloro che negli scontri hanno perso la vita. «I graffiti sono un simbolo pieno di significato: atti di bellezza che si oppongono ad atti di violenza. Parlare dei graffiti del Cairo da parte nostra è un modo per rendere omaggio ai giovani egiziani», spiegano gli organizzatori.
La seconda parte si sofferma sulle occasioni di incontro e convivenza che esistono comunemente tra cristiani e musulmani in Egitto. Come il racconto del Mawlid, la festa popolare dedicata alla Vergine Maria; una celebrazione cristiana che, però, in Egitto richiama nelle processioni anche moltissimi musulmani. Oppure la concreta solidarietà di questi ultimi nei confronti dei connazionali cristiani dimostrata quando, lo scorso agosto, fanatici islamisti si avventarono contro decine di chiese. In quell’occasione capitò che gli edifici sacri fossero difesi proprio da semplici musulmani accorsi in aiuto.
Un’altra consistente parte della mostra è dedicata ad alcune icone della rivoluzione egiziana: giovani cristiani e musulmani, spesso finiti uccisi a causa della propria scelta di dimostrare per la libertà. Come Mohammed el Qorany, rimasto vittima all’età di 22 anni di alcuni colpi di arma da fuoco, durante una manifestazione al palazzo presidenziale; Samira Hibraim, giovane proveniente dalla società rurale che, arrestata dalla polizia e sottoposta a un’umiliante perquisizione corporale volta a constatarne lo stato di verginità, ha avuto il coraggio di denunciare i responsabili dell’illecito; Emad Effat, il cosiddetto sceicco rivoluzionario: religioso musulmano che, nonostante il suo status, svestiti i panni da religioso partecipava in modo attivo alle manifestazioni, per poi finire ucciso, in piazza. E Mina Danial, il giovane copto simbolo dell’amicizia coi musulmani ucciso al Cairo dal fuoco delle forze dell’ordine.
All’inaugurazione della mostra, il 25 marzo, hanno partecipato anche il console d’Egitto, Aly el-Halawlani; il console del Libano, Walid Haidar, e Wael Farouq, docente di lingua araba all’Università Cattolica, che ha sostenuto e appoggiato i giovani studenti nel loro progetto. Dal 2 al 5 aprile la mostra sarà esposta al Centro Culturale di Milano in via Zebedia, 2.
Per informazioni e prenotazioni: swap.group@waelfarouq.com