John Kerry oggi è tornato a Gerusalemme per incontrare i massimi responsabili politici di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese. Un viaggio deciso sui due piedi mentre si trovava a Parigi, e che intende scongiurare il fallimento definitivo dei negoziati israelo-palestinesi ripresi, in un clima di sfiducia, nel luglio dello scorso anno.
(Milano/g.s.) – John Kerry oggi è inaspettatamente tornato a Gerusalemme per incontrare i massimi responsabili politici di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese. Un viaggio deciso sui due piedi a Parigi – dove ieri il segretario di Stato Usa ha incontrato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov per discutere della crisi che coinvolge Russia, Crimea e Ucraina – e che ha indotto Kerry a non rientrare a Washington, ma a puntare su Tel Aviv.
Nel luglio 2013, riavviando questa nuova nuova fase di colloqui, i negoziatori israeliani e palestinesi, incalzati dall’amministrazione Obama, si erano dati nove mesi di tempo per raggiungere un accordo quadro per un accordo di pace stabile e duraturo. La scadenza dei nove mesi è vicina (fine aprile) e – come largamente previsto da molti osservatori – le posizioni dei due contendenti restano inconciliabili. Già più volte negli ultimi mesi Kerry s’è detto sul punto di rendere pubblica la proposta d’accordo americana, ma fin qui non s’è visto nulla, proprio per la difficoltà di conciliare gli opposti interessi.
I dirigenti palestinesi sembrano pronti a gettare la spugna e così Israele, ieri, ha sospeso la liberazione di un quarto gruppo detenuti palestinesi incarcerati prima del 1993. Fino ad oggi ne sono stati scarcerati 78, in tre fasi. La liberazione dei detenuti – 104 in tutto – è concepita come un gesto di buona volontà israeliana per agevolare le trattative. Il governo Netanyahu rifiuta di liberare l’ultimo gruppo di 26 prigionieri, a meno che i vertici dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) non si impegnino a trattare anche oltre la scadenza di aprile. È opinione di molti osservatori che ufficializzare il fallimento dei negoziati potrebbe inasprire le tensioni sul terreno tra i due popoli e accrescere l’isolamento internazionale dello Stato di Israele.
Secondo i media israeliani, il governo Netanyahu avrebbe anche offerto alla controparte, pur di indurla a non ritirarsi, la scarcerazione di un ulteriore contingente di detenuti: tra le 400 e le 1.000 persone, scelte da Israele.
Kerry nei giorni scorsi aveva già incontrato il capo dell’Olp, Mahmoud Abbas, ad Amman in Giordania, per ottenere un ammorbidimento delle sue posizioni. Data la delicatezza del momento il segretario di Stato aveva appositamente lasciato Roma, dove si trovava al seguito del presidente Barack Obama.