Ieri, a ormai due giorni dalla partenza del Papa per la Terra Santa, fonti anonime dei servizi di sicurezza della Striscia di Gaza hanno dichiarato che 650 palestinesi cristiani del territorio governato da Hamas potranno recarsi a Betlemme domenica 25 maggio per vedere anch’essi il capo della Chiesa cattolica. Non tutti, però, partiranno davvero.
(Gerusalemme/m.m.l.v.) – Ieri, a ormai due giorni dalla partenza del Papa per la Terra Santa, fonti anonime dei servizi di sicurezza della Striscia di Gaza hanno dichiarato all’Agenzia France Presse (Afp) che numerosi palestinesi cristiani del territorio governato da Hamas potranno recarsi a Betlemme domenica 25 maggio per vedere anch’essi il capo della Chiesa cattolica.
Ieri mattina 650 permessi sarebbero stati rilasciati dalle autorità israeliane a membri della minoranza cristiana di Gaza, in gran parte greco-ortodossi. Per gli adulti l’unica condizione è aver superato i 35 anni d’età (i giovani sono visti come potenziali minacce e piantagrane – ndr). In molte famiglie solo i genitori potranno quindi uscire dalla Striscia.
In realtà un certo numero di permessi sarà del tutto «inutile» perché rilasciato a dei bambini, anche piccolissimi, ma non ai loro genitori. I cristiani di Gaza stimano così che alla fine saranno solo tra le 200 e le 400 persone che potranno davvero recarsi a Betlemme.
La notizia del rilascio dei permessi è stata comunque accolta con gioia dai membri della minoranza cristiana della Striscia. Le statistiche parlano di una comunità di 1.500 persone (di vari riti) su una popolazione di 1 milione e 700 mila abitanti complessivi. Non mancano purtroppo le pressioni e i casi di discriminazione. Il 26 febbraio scorso, sui muri dell’unica parrocchia cattolica di Gaza sono stati tracciati degli slogan anticristiani e un ordigno artigianale è esploso nel cortile causando fortunatamente solo danni minori. Al 2011 risale invece un attentato al direttore dell’ospedale anglicano.
Andando a vedere il Papa, i cristiani palestinesi di Gaza sperano anche di sensibilizzare la Chiesa alla loro difficile situazione, nell’auspicio che possa migliorare con l’aiuto dei loro fratelli cristiani di tutto il mondo.
Qualcuno nutre ambizioni ancora più grandi. «Vorrei invitare il Papa a venire a Gaza e a pregare con noi nella nostra chiesa, per rendersi conto di come la gente viva qui. I cristiani da noi sono una minoranza e hanno molti problemi. Credo che il Papa dovrebbe ascoltarci», ha dichiarato ad Afp Minerva Saba, una fedele di 54 anni il cui figlio rimase ucciso durante l’operazione militare israeliana Piombo fuso, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009.