Questo è il testo del saluto che il Custode di Terra Santa ha rivolto al Santo Padre al Cenacolo, il 26 maggio scorso, a conclusione del pellegrinaggio. Ricapitola il senso della missione dei frati minori in Terra Santa, lo stile umile e paziente di questa presenza. E l’impegno, rinnovato a Papa Francesco nel luogo dove è nata la Chiesa, di custodire le memorie della salvezza cristiana.
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Beatissimo Padre,
è per noi – e per la Chiesa di Terra Santa qui rappresentata dagli Ordinari cattolici di Terra Santa e dai patriarchi delle Chiese d’Oriente – gioia grande essere stati con Lei in questo Luogo Santo, testimone dell’ardente desiderio di Gesù di amare i suoi fino alla fine. Questo luogo ha visto il compiersi di ogni promessa di Dio, e sa che nessuna infedeltà dell’uomo, nessun timore, e neppure il nostro tradimento, può impedire alla sua Alleanza di compiersi fino alla fine, fino alle profondità dove il suo Spirito dimora in noi, e noi in lui.
Dal Cenacolo, acquistato per essere donato ai francescani nel lontano 1333, i frati si muovevano per celebrare solennemente Messe cantate e Divini Uffici presso il Santo Sepolcro, raccontano le cronache. L’apertura all’evangelizzazione missionaria di san Francesco, infatti, ha portato i frati nella Terra della nostra redenzione e la Chiesa ha confermato la nostra missione di custodi dei Luoghi Santi.
Come vede, non c’è una basilica a custodire il luogo dove Gesù ha celebrato la sua ultima Pasqua, dove ha pregato per i suoi, dove – Risorto – è apparso a donare la Pace, dove lo Spirito è sceso sugli Apostoli riuniti in preghiera con la Vergine Maria.
Non si celebra l’Eucaristia in questa stanza – anche se oggi si fa eccezione – dove Gesù spezzò il pane e diede ai suoi discepoli il calice del vino nuovo, dando loro il mandato di ripetere le sue stesse parole e i gesti, rendendo la sua presenza reale per sempre in mezzo a noi.
È questo uno dei luoghi più feriti di tutta la Terra Santa, testimone delle tante ferite nei popoli che la abitano. Ma noi vogliamo credere che queste ferite hanno un legame misterioso e reale con le stigmate della Passione con cui il Risorto, qui, apparve ai suoi. E che questo legame è altrettanto misterioso e reale con quella Pace che Gesù ci ha dato e lasciato, la Pace che è lui stesso, il Signore vittorioso del male e della morte.
Beatissimo Padre, noi, la Chiesa, vogliamo custodire queste ferite. Ma, insieme, vogliamo custodire con tenacia un’immensa fiducia, una fiducia gioiosamente pasquale: la fiducia nell’umiltà di Dio, nello stile povero e semplice del suo Regno, nella pazienza del chicco di grano. Questo luogo ci costringe, in qualche modo, ai piccoli passi, ci riporta all’essenziale, ci fa vivere in umiltà e fiduciosi della verità; ci invita a credere che questa è l’unica via capace di seminare e costruire comunione e amicizia, anche lì dove comunione e amicizia sono da secoli smentite.
Qui, oggi, con lei, ancor più vogliamo credere che nulla è impossibile a Dio.
E vogliamo farlo per questa terra e per ogni terra; per questa Chiesa e per tutta la Chiesa, di cui il Cenacolo, così com’è, è simbolo eloquente.
Riuniti qui, a conclusione del suo pellegrinaggio in Terra Santa, rendiamo grazie a Dio per questa Eucaristia, segno di fraternità e comunione, sacramento di unità. La Chiesa una e indivisa che qui è nata fa risuonare nei nostri cuori il comandamento nuovo, segno distintivo della sequela di Cristo Signore.
La cerimonia di ieri presso il Santo Sepolcro ci ha commossi e il sogno dell’unità delle Chiese, di cui il Cenacolo è un simbolo, ci è sembrato più vicino e tangibile e ci ha fatto esultare.
In unione a tutto il popolo di questa Terra, al termine di questo suo pellegrinaggio, le porgiamo il nostro sincero e affettuoso ringraziamento per l’alta testimonianza di pace e di unità che ci ha consegnato e le assicuriamo la nostra preghiera costante e sincera qui e in tutti i Luoghi della Redenzione.
Grazie.