Con il consenso del sinodo della Chiesa greco cattolica (o melchita), il patriarca Gregorio III Laham ha eletto mons. Georges Bacouni nuovo vescovo dell’arcieparchia di Akko, in Israele. Bacouni (52 anni) lascia la guida della diocesi di Tiro, in Libano, e succede a mons. Elias Chacour, dimissionario, all’età di 74 anni, nel gennaio scorso. I melchiti sono la più mumerosa comunità cattolica in Israele.
(Gerusalemme/m.a.b.-g.s.) – Con il consenso del sinodo della Chiesa greco cattolica (o melchita), riunito dal 16 al 21 giugno ad Aïn-Traz in Libano, il patriarca Gregorio III Laham ha eletto mons. Georges Bacouni nuovo vescovo dell’arcieparchia di Akko, in Israele. La diocesi di rito orientale ha formalmente sede nell’antica Acri ma estende la sua giurisdizione su Haifa e su tutta la Galilea. Bacouni (52 anni) lascia la guida della diocesi di Tiro, in Libano, e succede a mons. Elias Chacour, dimissionario, all’età di 74 anni, nel gennaio scorso.
Monsignor Bacouni è nato a Beirut il 16 maggio 1962. Laureato in Scienze finanziarie all’Università di Stato libanese, ha lavorato per alcuni anni nel settore bancario. Entrato nel Seminario Sant’Anna di Raboué nel 1990, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Istituto S. Paolo ad Harissa-Libano.
Ordinato sacerdote il 30 luglio 1995 per l’arcieparchia di Beirut e Jbeil dei greco-melchiti, ha svolto il ministero sacerdotale dal 1995 al 2004 a Bikfayya ed a Sant’Anna di Raboué; quindi è stato parroco a Safra-Jbeil. Nello stesso periodo ha coordinato la pastorale giovanile diocesana e la pastorale universitaria per le facoltà di Architettura e Medicina all’Università libanese.
Del 22 giugno 2005 è la sua nomina ad arcivescovo di Tiro dei greco-melchiti (Libano).
L’arcieparchia di Akko (la cui curia ha però sede ad Haifa) conta circa 80 mila fedeli. In Israele e Palestina vi è un’altra giurisdizione della Chiesa melchita: il vicariato patriarcale di Gerusalemme, con poche centinaia di fedeli.
La comunità cattolico-melchita prende forma nel XVIII secolo, dopo un progressivo riavvicinamento a Roma di numerosi ecclesiastici e laici greco ortodossi. Oggi celebra la propria liturgia in rito bizantino, ma in lingua araba.