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Medio Oriente in crisi? Altre armi in arrivo

Terrasanta.net
28 giugno 2014
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Medio Oriente in crisi? Altre armi in arrivo
Faccia a faccia tra il nuovo presidente egiziano Al Sisi e il segretario di Stato americano Kerry il 22 giugno al Cairo.

Verso il Medio Oriente confluisce in questi giorni qualcosa come un miliardo e mezzo di dollari in armamenti, volti a combattere l’avanzata dell’estremismo islamico. Fondi e materiale bellico che arriva dagli Stati Uniti ma anche dalla Russia. L'emergenza Isil rimescola le carte, creando alleanze improbabili.


(c.g.) – Verso il Nord Africa e Medio Oriente sta confluendo in questi giorni almeno un miliardo e mezzo di dollari in armamenti, intesi a combattere l’avanzata dell’estremismo islamico.

Nella sua visita in Egitto di domenica scorsa (22 giugno), oltre a perorare la causa della libertà di stampa e dei diritti umani, il segretario di Stato americano John Kerry aveva sbloccato la consegna di 10 elicotteri Apache all’esercito egiziano, del valore di circa 570 milioni di dollari. Si tratta di una parte del finanziamento americano di 1,3 miliardi di dollari in armamenti che ogni anno, a partire dagli accordi di Camp David del 1978 (in base ai quali fu firmato il trattato di pace tra Egitto e Israele), Washington invia al Cairo. Finanziamento che era rimasto «congelato» al momento del colpo di Stato che depose, nel giugno del 2013, il presidente Mohammed Morsi. Ora gli aiuti riprendono perché i legami con il nuovo governo egiziano sono considerati strategici dall’amministrazione americana. Gli elicotteri dovrebbero venire utilizzati per combattere il terrorismo islamico nella penisola del Sinai.

L’agenzia Bloomberg riferisce che il governo iracheno ha acquistato aerei da guerra usati della Russia e della Bielorussia per combattere i ribelli fondamentalisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil, milizia estremista sunnita che punta a creare un califfato). La decisione di Nouri al Maliki, primo ministro iracheno, arriva al termine di una lunga vana attesa dei 36 aeroplani F-16 americani, la cui mancanza avrebbe lasciato le truppe irachene senza supporto aereo e nell’incapacità di contrastare efficacemente l’avanzata di terra dell’Isil. Al-Maliki, intervistato dal canale in lingua araba della Bbc, ha rimproverato agli Usa le lungaggini nei tempi di consegna degli aerei: «Non avremmo comprato solo jet americani, ma anche inglesi francesi e russi, per garantire un supporto aereo alle truppe – ha dichiarato il primo ministro -. Se solo avessimo avuto un supporto aereo , non sarebbe successo niente di tutto questo…».

Gli Stati Uniti consegneranno i primi F-16 al più presto, ha detto il colonnello dell’esercito Steve Warren, portavoce del Pentagono. Dicendo che i rimanenti 200 di 500 missili Hellfire richiesti dall’Iraq (missili anticarro che si possono montare su elicotteri) saranno spediti nelle prossime settimane. Il costo di 36 F-16 può oscillare, a seconda dei modelli, dai 500 milioni al miliardo di dollari; mentre i 500 missili Hellfire potrebbero costare intorno 50 milioni di dollari.

In questi giorni, infine, il presidente americano Barack Obama ha chiesto al Congresso di approvare il finanziamento di 500 milioni di dollari in armamenti e formazione militare per i ribelli siriani «moderati» che combattono contro il regime del presidente Bashar al Assad. La logica della decisione sta nel fatto che in questo modo, oltre a combattere il presidente Assad, i ribelli «moderati» potrebbero rafforzarsi e contrastare i ribelli «fondamentalisti» dell’Isil, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, che stanno prendendo pericolosamente il sopravvento in Siria ed anche in Iraq.

Per quanto la prospettiva di un successo del fondamentalismo islamico possa far paura, il provvedimento appare forse imprudente alla luce di una notizia divulgata dal quotidiano turco online Hurriyet Dailynews. Secondo il quotidiano, infatti, il primo ministro del governo siriano in esilio, Ahmad Tohme, avrebbe deciso di deporre il consiglio militare supremo (che dovrebbe ricevere e gestire i 500 milioni di dollari di armi americane) e di sottoporre ad inchiesta la sua direzione. La decisione è arrivata di seguito a rapporti riguardanti la corruzione interna ai ranghi del Libero esercito siriano.

D’altronde le carte in Medio Oriente si vanno rapidamente rimescolando: lo testimonia il fatto che l’aviazione siriana nelle ultime ore ha sconfinato nei cieli iracheni per bombardare le forze dell’Isil, con il consenso più o meno tacito di Baghdad. Di fatto, il presidente Bashar al Assad fa un favore anche agli Usa.

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