Quest’oggi un portavoce del ministero della Difesa israeliano ha comunicato che il suo dicastero considera ufficialmente Mohammed Abu Khdeir una vittima del terrorismo. Il sedicenne palestinese di Gerusalemme Est fu rapito la sera del 2 luglio e bruciato vivo. I tre presunti assassini, rei confessi, hanno 29 e 16 anni... Quando i terroristi non sempre sono gli altri.
(g.s.) – Quest’oggi un portavoce del ministero della Difesa israeliano ha comunicato ai media che il suo dicastero considera ufficialmente Mohammed Abu Khdeir una vittima del terrorismo. Il sedicenne palestinese di Gerusalemme Est fu rapito la sera del 2 luglio, a pochi passi da casa, da alcuni individui che lo costrinsero a salire su un auto. Il suo cadavere carbonizzato venne ritrovato la mattina dopo dalla polizia in una foresta sempre nei pressi di Gerusalemme.
Dopo indagini molto rapide, i servizi di sicurezza israeliani hanno tratto in arresto tre giovani – uno di 29 anni e due di 16 – che hanno ammesso di essere gli assassini di Mohammed, ucciso bruciandolo vivo. I tre, i cui nomi non sono stati ancora diffusi, avrebbero agito per ragioni nazionalistiche, forse per vendicare il rapimento e l’assassinio dei tre inermi adolescenti israeliani rapiti e uccisi nei Territori Occupati la notte del 12 giugno mentre facevano l’autostop non lontano da Hebron, dove studiavano presso una scuola rabbinica (yeshiva).
I tre rei confessi hanno anche raccontato di aver incendiato alcune automobili e un negozio di proprietà di cittadini arabi. Secondo la stampa israeliana due dei tre imputati dovranno rispondere in tribunale anche del tentato sequestro di un bambino di 9 anni, Mussa Zalum, anch’egli palestinese. Il tentativo risale al primo luglio e fu sventato dalla pronta reazione della madre del piccolo.
Da anni – davanti ad episodi infinitamente meno gravi, ma anch’essi espressione di un clima d’odio e intolleranza da parte di alcuni settori del mondo ebraico in Israele – le autorità religiose cristiane invitano tutti, e in particolare le istituzioni educative, a disarmare le coscienze e a interrogarsi sui messaggi che si trasmettono alle giovani generazioni.
Adesso, al cospetto della vita immolata di Mohammed Abu Khdeir, il governo israeliano ammette che il cancro del terrorismo si annida anche tra la sua gente e non solo sul versante palestinese.