Nelle ultime 24 ore Papa Francesco ha voluto esprimere solidarietà ai cristiani che abitano a Gaza, con un breve messaggio scritto indirizzato al parroco della comunità cattolica latina fra Jorge Hernandez. Stamane Bergoglio ha anche chiamato il presidente israeliano e quello palestinese per chiedere pace e assicurare la preghiera sua e della Chiesa.
(g.s.) – Ieri sera Papa Francesco ha voluto esprimere solidarietà e consolazione ai cristiani che abitano a Gaza, con un breve messaggio scritto indirizzato al parroco della comunità cattolica latina fra Jorge Hernandez, missionario del Verbo incarnato di nazionalità argentina come il Pontefice.
Anche la piccola comunità cattolica locale (160 persone in tutto) e le poche migliaia di cristiani ortodossi sono sotto i bombardamenti come tutti gli altri. Molte persone e famiglie (sarebbero ormai 30 mila) abbandonano le proprie case e cercano rifugio presso gli edifici delle organizzazioni internazionali o delle chiese, considerandoli più sicuri, il che è vero solo in parte. Il 17 luglio l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai profughi palestinesi (Unrwa) ha rinvenuto 20 razzi in una delle sue scuole, al momento deserte, a Gaza. Un comunicato ufficiale diffuso dall’Unrwa afferma che «questa, per il diritto internazionale, è una flagrante violazione dell’inviolabilità delle sue strutture. L’incidente, che è il primo del genere a Gaza, ha messo in pericolo i civili, incluso il personale dell’Unrwa, e minaccia la vitale missione dell’organizzazione nell’assistere e proteggere i profughi palestinesi a Gaza». È chiaro infatti che Israele considera legittimi obiettivi militari quegli edifici ed aree che vengono impiegati come rampe di lancio o luoghi di stoccaggio di razzi.
Tornando alla parrocchia della Sacra Famiglia, nei locali della sua scuola sta ricoverando numerose persone, oltre alle suore di Madre Teresa con le nove anziane e i 28 bambini disabili che le religiose accudiscono da tempo. Ieri un edificio accanto alla chiesa è stato distrutto da tre missili.
Questa mattina Papa Francesco ha voluto chiamare al telefono anche il presidente israeliano Shimon Peres e il palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). La sala stampa della Santa Sede spiega che il Papa ha condiviso con loro «le sue gravissime preoccupazioni nell’attuale situazione di conflitto che coinvolge in modo particolare la Striscia di Gaza e che, in un clima di crescente ostilità, odio e sofferenza per i due popoli, sta seminando numerosissime vittime e dando luogo ad una situazione di grave emergenza umanitaria».
Mentre al momento non è dato sapere cosa il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, abbia detto al Papa durante il colloquio telefonico, la stampa israeliana riferisce che Shimon Peres ha ringraziato Bergoglio per la sua sollecitudine. Israele, avrebbe detto Peres, intende porre fine alle tattiche terroristiche che dalla Striscia di Gaza utilizzano razzi e tunnel sotterranei per perseguire i propri obiettivi. Peres ha aggiunto che Israele non ha avuto scelta e si è trovata in questa situazione, ma non considera come nemica l’intera popolazione di Gaza.
Francesco ha assicurato a entrambi gli interlocutori «la sua incessante preghiera e quella di tutta la Chiesa per la pace in Terra Santa» e ha messo l’accento sul bisogno di continuare a pregare e ad impegnarsi perché cessi ogni ostilità, ad ogni livello di responsabilità locale e internazionale, «adoperandosi in favore di una tregua, della pace e della riconciliazione dei cuori».