Questa biografia di mons. Pietro Sambi, rappresentante pontificio in Terra Santa dal 1998 al 2005, è una lettura piacevole e gradita. Non c’è pagina che non dia testimonianza della vita di un uomo innamorato del Vangelo. Ben scritto e documentato, il lavoro di Lessi rende merito alla figura di un uomo che non va dimenticato e la cui storia va riletta soprattutto alla luce di un cristianesimo vivo e vitale di cui è stato instancabile annunciatore.
Chi scrive ha avuto l’avventura di conoscere di persona mons. Pietro Sambi in una circostanza del tutto particolare. Era il 2007 e, per ragioni di lavoro, mi dovevo recare a Washington. Di mons. Sambi nunzio in Terra Santa avevo sentito parlare in molte occasioni da diversi religiosi della Custodia francescana. In particolare fra Giovanni Battistelli, Custode di Terra Santa dal 1998 al 2004, mi aveva raccontato diversi episodi relativi al drammatico assedio della basilica della Natività di Betlemme, nel 2002. Frangente in cui mons. Sambi aveva messo in campo tutte le sue arti diplomatiche e – soprattutto – la sua umanità.
Qualche giorno prima di partire per gli Usa, gli scrissi allora un fax, chiedendogli un incontro per un’intervista. Visto lo scarso preavviso, non ci contavo più di tanto. Invece con mia grande sorpresa, mi rispose subito e di persona, fissando un appuntamento, al quale mi recai insieme a fra Giorgio Vigna ofm, che mi accompagnava in quel viaggio. In quella lunga intervista, che fece scalpore per la franchezza e la lucidità nel leggere le vicende della Terra Santa, mons. Sambi mi colpì per l’amore totale verso i luoghi santi della Redenzione, le cui vicende e problematiche seguiva con grande attenzione anche da nunzio nella sede più importante della diplomazia vaticana. Ci scrivemmo qualche altra volta, in seguito, ma il ricordo più vivo resta appunto quell’incontro a Washington, al termine del quale ci si dilungò a parlare di Romagna, di Sangiovese e del suo conterraneo amico poeta e sceneggiatore Tonino Guerra.
Va da sé, con questa premessa, che la lettura della biografia di Valerio Lessi (Pietro Sambi nunzio di Dio) è stata per me oltremodo piacevole e gradita. Dall’infanzia romagnola alla nascita della vocazione sacerdotale, dalle prime esperienze diplomatiche nel martoriato Burundi e nell’Indonesia di Suharto… Non c’è pagina che non dia testimonianza della vita di un uomo innamorato del Vangelo; una missione che ha saputo con sapienza e prudenza (a dispetto spesso della sua focosa indole romagnola) portare avanti nell’arco di un’intera esistenza (terminata prematuramente il 27 luglio 2011 a causa di una malattia polmonare). E che ha trovato prima in Terra Santa, negli anni delicati e sanguinosi della Seconda intifada (2000-2004), e infine negli Stati Uniti, il suo coronamento.
Ben scritto e documentato, il lavoro di Lessi rende merito alla figura di un uomo che non va dimenticato e la cui storia va riletta alla luce delle importanti vicende di cui è stato testimone e protagonista. Ma soprattutto alla luce di un cristianesimo vivo e vitale di cui è stato instancabile annunciatore e il cui spessore si ritrova in maniera straordinaria nelle pagine finali del libro, dove viene riportato il testamento spirituale e le ultime volontà di Sambi, insieme alle testimonianze di chi l’ha conosciuto e amato, essendone ricambiato. Perché, come testimoniano le clarisse di sant’Agata che ebbero con lui un rapporto stretto e filiale, «l’amore e la memoria sono più forti della morte».
Valerio Lessi
Pietro Sambi
Nunzio di Dio
Edizioni Cantagalli, Siena 2014
pp. 240 – 16,00 euro