Le fonti rabbiniche che commentano i primi due capitoli della Genesi non solo cercano di spiegare la grandezza e il valore dell’azione creatrice di Dio e le dinamiche che la accompagnano, ma sono anche preoccupate di definire il luogo dal quale è iniziato tale processo volto a creare uno spazio vitale per l’umanità. Nelle narrazioni raccolte da Louis Ginzberg (Le leggende degli ebrei, I, Adelphi, Milano 1995), che non fanno parte del midrash – cioè del commento rabbinico «classico» – ma appartengono comunque al patrimonio narrativo della tradizione ebraica, possiamo trovare interessanti osservazioni al riguardo. Innanzitutto una precisazione ripresa e sviluppata nella mistica della qabbalah: «Questo mondo abitato dall’uomo non fu la prima tra le cose terrene create da Dio. Egli aveva già fatto più mondi, ma li aveva distrutti uno dopo l’altro perché di nessuno era stato soddisfatto sinché non ebbe creato il nostro». Inoltre, affinché potesse durare, Dio decise di governarlo non solo secondo giustizia: «Quando vide che la giustizia da sola avrebbe portato il mondo alla distruzione, Egli le affiancò la clemenza e le fece governare insieme. Sin dal principio di tutte le cose prevalse così la benevolenza divina, senza la quale nulla avrebbe potuto continuare a esistere».
Nell’orizzonte poi dei commenti tradizionali, dove si precisa che la creazione è avvenuta attraverso la sapienza divina variamente intesa, la raccolta di Ginzberg riporta un’altra narrazione che riconduce l’inizio dell’atto creativo alla Città Santa di Gerusalemme: «La costruzione della terra cominciò dal centro con la prima pietra del Tempio, perché la Terra Santa si trova nel punto centrale della terra, Gerusalemme nel punto centrale della Terra di Israele e il Tempio nel punto centrale della Città Santa. All’interno del Santuario il Hekal (Santo dei Santi) si trova al centro e l’Arca santa occupa il centro del Hekal, costruito sulla prima pietra che è quindi il centro della terra. In questo luogo s’originò il primo raggio di sole che diffondendosi per la Terra Santa illuminò di là tutta la terra». Prospettiva simbolicamente raffigurata nella tradizione iconografica ove Gerusalemme compare al centro del mondo conosciuto.
Procedendo poi al commento di quanto il Signore ha creato in ogni singolo giorno, si precisa che, durante il sesto, è avvenuta la creazione di un rettile unico nel suo genere, si tratta dello Shamir finalizzato all’edificazione del Santuario senza l’utilizzo di strumenti di lavoro paragonabili ad armi. Ecco come viene descritto: «Lo Shamir fu creato al crepuscolo del sesto giorno, assieme ad altre creature soprannaturali. È grande più o meno come un grano d’orzo e possiede la mirabile proprietà di tagliare il più duro dei diamanti. Per questa ragione venne usato per le gemme poste sul pettorale del giudizio del sommo sacerdote. […] Lo Shamir venne inoltre usato per tagliare le pietre con cui fu costruito il Tempio, perché la legge proibiva d’usare per quest’opera strumenti di ferro». Si precisa inoltre che tale piccolo rettile «non può essere conservato in un recipiente di ferro o di qualunque altro metallo», ma «va avvolto in un panno di lana e deposto in un cesto di piombo pieno di crusca d’orzo», e si aggiunge che «rimase in paradiso sinché Salomone non ne ebbe bisogno e mandò l’aquila a prenderlo. Con la distruzione del Tempio lo Shamir scomparve».